THE ELEPHANT MAN

THE ELEPHANT MAN

art by Michele Barbaro

Anno 1980
Di David Lynch
Scritto da David Lynch, Christopher DeVore, Eric Bergren
Musiche John Morris
Montaggio Anne V. Coates
Fotografia Freddie Francis
Cast John Hurt, Anthony Hopkins, John Gielgud, Anne Bancroft,
Freddie Jones, Michael Elphick, Wendy Hiller, Dexter Fletcher,
Phoebe Nicholls, Hannah Gordon, John Standing, Stromboli, Pat Gorman,
Adam Caine, Christopher DeVore, Eric Bergren, William Morgan Sheppard
Produzione Mel Brooks, Stuart Cornfeld, Jonathan Sanger
Durata 125′
Titolo Originale THE ELEPHANT MAN

“Chiaro Di Luna” 8:16
Ludwig Van Beethoven
Beethoven Complete Masterpieces (2007)

THE ELEPHANT MAN

“La nebbia si sta alzando …”

Emily Dickinson (1830-1886)

In una stanza, da una finestra la visione di una guglia, il modellino di una cattedrale, la dissezione del tempo nell’incisione di un gesto proibito, che porta ad un sonno senza risveglio. “John Merrick” ha paura di far paura. E’ ripugnante, storto, con una voce ridicola. Ma “l’uomo elefante” altri non è che il riflesso, in uno specchio deformato, dell’ipocrisia umana, della pochezza umana. David Lynch segue la “strada perduta” imboccata con “Eraserhead” anche se questa è una vicenda realmente accaduta e non poteva che essere la Londra vittoriana, schiacciata tra il moralismo estremo e la squallida realtà della rivoluzione industriale, a farle da cornice. Prodotto con grande dispendio di mezzi da Mel Brooks, il secondo film del giovane regista americano si avvale di un cast tecnico incredibile. L’accurata sceneggiatura, estrapolata dai libri di memorie di “Sir Frederick Treves” (interpretato dal grande Anthony Hopkins) e Ashley Montagu, oltre che da Lynch è stata adattata da Christopher DeVore ed Eric Bergren. L’immensa e raffinata fotografia in bianco e nero in formato panoramico è del veterano Freddie Francis, la circense e toccante partitura musicale di John Morris. Geniale l’uso finale dell’ “Adagio For Strings” di Samuel Barber, brano fortemente voluto da Lynch anche direttore musicale e del design del suono. “John C. Merrick” (1862-1890) è magnificamente interpretato da John Hurt che, nonostante un pesantissimo make-up (7 ore di trucco giornaliere per la sola applicazione) riesce ad infondere al suo personaggio un’anima ricca di dignità e una finezza interpretativa sensazionale. Hopkins (il chirurgo che se ne prende cura) è ammirevole nella sua recitazione sotto le righe, sembra sia stato tutta la vita un medico. Il cast, tutto inglese, annovera tra i nomi eccellenti anche Sir John Gielgud (uno dei più grandi attori del ‘900) nel ruolo del direttore del “London Hospital” di cui “Merrick” sarà un privilegiato ospite. La sublime Anne Bancroft è l’attrice che farà dedicare al “mostro” la pantomima “Il Gatto Con Gli Stivali” a teatro,  gli donerà una foto autografata,  lo farà sentire più “umano” recitando con lui un atto della tragedia di Shakespeare “Romeo E Giulietta” e lo saluterà con un dolcissimo bacio. Completa la schiera di ottimi interpreti Freddie Jones, il “padrone” del Freakshow bastardo e picchiatore (personaggio inesistente nella realtà ma che venne inserito per ragioni di sceneggiatura e modellato su un ladro del famoso romanzo di Charles Dickens “Oliver Twist”). Lynch dissemina la pellicola delle sue immancabili passioni/ossessioni, dalle lampade ai volti e i corpi che entrano ed escono dal buio e ribalta l’ideologia  alla base dell’irripetibile “Freaks” (1932) di Tod Browning che rappresentava la parte oscura e inquietante dell’uomo, “The Elephant Man” è il riflesso di chi lo guarda. Le sequenze oniriche sono un capolavoro di regia e ci fanno vedere la bellissima madre di “Merrick” e il tragico incidente che l’ha portata a partorirlo con una forma ripugnante di neurofibromatosi. Che il regista non appartenga alle masse lo dimostra l’inedito approccio storico e politico al film: dalla fine degli anni sessanta ad oggi il cinema ha quasi sempre rappresentato la banale e militante concezione del popolo (i poveri) come il “bene” e la borghesia come il “male”, “The Elephant Man” alla luce fioca di questa impostazione superficiale risulta “politicamente scorretto” e più realistico. Mette in mostra sia l’aspetto commiserevole della buona società londinese, sia il sottile confine che separa un medico dall’essere filantropo, ma la novità è la raffigurazione del popolo di cui mette a nudo il lato animale e volgare, ricco di alcolizzati e puttane. Saranno questi reietti a torturare “Merrick” e, in una delle scene più commoventi, a fargli urlare tutta la sua dignità: “Non sono un animale!! Sono un essere umano! Un uomo, un uomo!”. “L’uomo elefante” sposerà i costumi eleganti e molto rigidi della borghesia vittoriana, dall’arredo della propria stanza, ai vestiti, ai riti che precedono la bevuta di una buona tazza di tè. Candidato a 8 premi Oscar tra cui: “Miglior Film”, “Regia”, “Sceneggiatura Non Originale”, “Attore Protagonista” (Hurt) e “Colonna Sonora”, non ne vinse, scandalosamente, nessuno. Il successo che comunque ebbe il film portò all’allestimento di un’opera teatrale a Broadway dove “Merrick” era interpretato da quell’alieno di David Bowie. “The Elephant Man” permise a Lynch di uscire definitivamente fuori dal cinema d’essai. Il finale è uno dei più toccanti della storia del cinema … In una stanza ora, la dissezione del tempo nell’incisione di un gesto proibito. Sta finendo. Sta finendo tutto. “l’uomo elefante”, stanco e malato, pur sapendo a cosa va incontro realizza il sogno (sulle dolci note dell’ “Adagio For Strings”) di dormire come tutte le persone normali. Sul comodino la foto dell’amata madre che rincontrerà nelle stelle. Il sonno diventa eterno. “John … mai, mai, niente morirà mai … l’acqua scorre … la nuvola fugge … il cuore batte … niente muore.”

La Quarta Dimensione (Londra 1888)

“La torbida marea del sangue dilaga, e in ogni dove annega il rito dell’innocenza; I migliori hanno perso ogni fede, e i peggiori si gonfiano di ardore appassionato.”

William Butler Yeats (1865-1939)

“Sarò il precursore del XX secolo.” Affermazione attribuita a “Jack Lo Squartatore”, si apre il nostro “fiocco di neve di Koch”. Whitechapel, il primo “serial killer” della storia fa la sua comparsa sulle scene per recitare il ruolo del protagonista. Polly Nichols, Annie Chapman, Liz Stride, Kate Eddowes e Marie Kelly … il loro sacrificio inizierà il nostro viaggio fino all’oggi. Il 1888 è con ogni probabilità la vera data del concepimento di Adolf Hitler (in molti sostengono sia nato il 20 aprile 1889). I resoconti dell’epoca parlano del 1888 come di un anno insolitamente privo di luce e con numerosi effetti atmosferici che portavano il cielo londinese ad assumere strane colorazioni, come rosso sangue o verde acceso. Sulle regioni del Mediterraneo (il 6 marzo) si abbatté una pioggia di sangue (fatto documentato) e una fitta pioggia di inchiostro pare si sia riversata sul Capo di Buona Speranza. Sangue ed inchiostro, molto simbolico. Al grande poeta visionario William Blake (1757-1827), durante gli ultimi anni del diciottesimo secolo, comparve un fantasma ricoperto di squame (era soggetto ad allucinazioni), il ritratto che Blake ne ricavò è incredibilmente somigliante alla figura di quello che sarà il medico della Regina Vittoria, Sir William Withey Gull (1816-1896), le vesti insanguinate di “Jack Lo Squartatore” gli calzeranno a pennello. William Gull era anche (ovviamente) un massone e nel periodo dei delitti di Whitechapel si trovò a visitare una nostra vecchia conoscenza, John (ma il vero nome era Joseph) Merrick, “l’uomo elefante”. Gull era molto amico di Frederick Treves, che aveva, come ricorderete, scoperto e “salvato” Merrick. Adesso lasciamo per un momento Sir William Gull alle sue “faccende” … Due brevi salti temporali: Nel 1788, esattamente un secolo prima del fatidico anno incriminato, un certo Renwick Williams sfregiava il nobile culo delle signore inglesi guadagnandosi una certa fama, il secolo seguente “Jack” passerà ai fatti. Nel 1938, quindi cinquant’anni dopo il 1888, la città di Halifax è vittima di un assassino conosciuto come “il massacratore di Halifax” (che fantasia!), “il massacratore” aggrediva le sue vittime a colpi di rasoio (ispirerà anche l’albo a fumetti n.52 di Dylan Dog “Il Marchio Rosso”). Il vero nome di questo psicopatico era William Mason; nome e (sincronicamente) cognome vi dicono niente? Parliamo di cinema … Il pittore Walter Sickert (1860-1942) era solito animare le serate nei salotti del West End con i racconti dei crimini dello “Squartatore”. Le storie narrate erano ricche di immaginazione e per lo più si concentravano su un appartamento dove il giovane Sickert aveva abitato. Il precedente inquilino, un pallido studente di veterinaria (sigh!), si scoprì essere “Jack”. La signora Belloc Lowndes, attenta ascoltatrice, ne trasse un racconto pubblicato nel 1911, “Il Pensionante”, primo romanzo sullo “Squartatore” e primo (bellissimo) film del maestro del brivido Alfred Hitchcock (1899-1980), dal titolo omonimo (in Italia: “Il Pensionante – Una Storia Della Nebbia Di Londra”) uscito nel 1926. Walter Sickert aveva una mania curiosa: dipingeva sempre indossando un foulard rosso (particolarmente inquietante la sua opera “Ricatto o la Signora Barrett”) che pare avesse a che fare con omicidi e poteri esoterici. Nel 1960 esce un orrendo film su “Jack Lo Squartatore”, alla proiezione in un cinema di Manchester assistono Ian Brady e Mary Hindley, due fidanzatini che tre anni dopo (influenzati da questa pellicola) diventeranno tristemente noti come gli “assassini della brughiera”. Uccidevano bambini che venivano poi seppelliti nella vasta brughiera dello Yorkshire. Due accenni alla letteratura … Pare che Sir Arthur Conan Doyle (1859-1930) per il suo più celebre personaggio, “Sherlock Holmes”, si sia ispirato a Joseph Bell (1837-1911), brillante medico che aiutò Scotland Yard a risolvere numerosi casi, anche quello di “Jack”? Elementare! Bell contribuì in modo decisivo alla nascita della medicina legale. Robert Louis Stevenson (1850-1894) fu spinto da un terribile incubo a scrivere “Lo Strano Caso Del Dottor Jekyll E Del Signor Hyde”, correva l’anno 1886. Due anni dopo ne veniva allestito l’adattamento teatrale nel West End, proprio quando il sangue iniziava a zampillare! L’opinione pubblica attaccò duramente lo spettacolo (reo di incoraggiare violenza ed omicidi) e il suo interprete principale, l’attore americano Richard Mansfield, colpevole di recitare “Edward Hyde” con troppa foga. Venne addirittura messo sotto accusa per i crimini di Whitechapel! Passiamo all’architettura … Nicholas Hawksmoor (1661-1736) è stato uno dei più grandi architetti barocchi inglesi. Nel 1771 il Parlamento britannico decise di realizzare cinquanta nuove chiese e sei di queste erano state progettate da Hawksmoor (la legge per la costruzione delle nuove “case del Signore” fu emanata in seguito all’incendio che devastò Londra nel 1666). St. Luke Old Street, St. George’s Church, St. John Horsleydown, St. George In The East Wapping, Christ Church Spitalfields e la Cattedrale di St. Paul, unendo queste chiese su una vecchia cartina geografica avrete la forma di un pentacolo con al centro St. Paul. All’interno del pentacolo è situato anche l’obelisco più famigerato di Londra: “L’Ago Di Cleopatra” (gemello perfetto dell’obelisco che si erge maestoso nel Central Park a New York). Calamità, suicidi e storie di fantasmi si sprecano sulla sponda del Tamigi dove “L’Ago Di Cleopatra” è situato. L’operato architettonico di Hawksmoor può essere inserito in quel movimento che fa capo agli “Architetti di Dioniso” e in particolare all’opera di Vitruvio (80 a.C.-25 a.C.). “L’Uomo Vitruviano” di Leonardo Da Vinci (1452-1519) è alla base del “fiocco di neve di Koch”. Anche Nicholas Hawksmoor era un massone. La storia della Massoneria è impossibile da raccontare con precisione, salvo un punto fermo: ufficialmente l’ordine è stato fondato nel 1717 (anche se un’origine suggestiva lo farebbe risalire ai “Cavalieri Templari”), l’iter del nome è rintracciabile tra gli “Architetti dionisiaci dell’Antica Atlantide”. Emblemi e simboli massonici sono stati rinvenuti pressoché ovunque, in alcune catacombe a Creta, Roma e Parigi, sulla Grande Muraglia cinese e nelle piramidi egizie, a New York … a Stonehenge. Nel 1982 a Londra, sotto il “Ponte dei Frati Neri”, venne ritrovato impiccato il finanziere italiano Roberto Calvi (1920-1982), il “Banchiere di Dio”. Nelle tasche aveva due mattoni, l’omicidio fu commesso dalla loggia massonica della P2 (Propaganda 2) italo-argentina. David Lynch nell’indimenticabile serie tv “I Segreti Di Twin Peaks” ci mostra con pura fumisteria e visionarietà la “Loggia Nera”, la “Loggia Bianca” e la “Teoria della Terra Cava” molto cara ai massoni di tutto il mondo. Ancora un salto temporale, ritorno al 1888 … capitolo “I Soliti Sospetti”. Il primo “Jack Lo Squartatore” è stato un certo John Pizer soprannominato “grembiule di cuoio” (era un macellaio), arrestato da un poco convinto Ispettore Fred Abberline (che si occupò dei delitti di Whitechapel), e rilasciato subito dopo. Venne poi il dottor Stanley, famoso chirurgo londinese col figlio morto di sifilide: fuochino. Nel 1892 viene impiccato a Londra l’assassino Thomas Neill Cream che sul patibolo esclama: “Io sono Jack!!”, che pagliaccio! Alla metà degli anni ’30 salta fuori il nome di Olga Tchkersoff, immigrata russa che aveva una sorella prostituta morta di setticemia. Il giornalista William Tufnell LeQueux del “Globe” (seguiva i casi dello “Squartatore” nel 1888) pubblica un volume dove rivela che “Jack” era un chirurgo russo di nome Alexander Pedachenko, alle dipendenze dei servizi segreti dell’Ochrana. Lo Zar avrebbe ordinato a Pedachenko gli omicidi per screditare Scotland Yard. La fonte di LeQueux era un manoscritto ritrovato tra gli effetti personali di Grigorij Efimovic Rasputin (1863 o 73-1916). Acqua, però il personaggio di Pedachenko è quantomeno ambiguo. La sua vera identità potrebbe corrispondere a quella di Vassily Konovalov, travestito ed omicida, che venne arrestato a San Pietroburgo nel 1891 in abiti femminili. Konovalov non era un chirurgo ma un barbiere, e inoltre pare fosse il sosia perfetto di un certo George Chapman, assistente chirurgo e, pensate un po’, barbiere a Whitechapel; vi immaginate, farvi fare la barba da “Jack Lo Squartatore”! Comunque questo Chapman venne arrestato nel 1901 per l’avvelenamento di tre donne. Al processo un sarcastico Abberline (che era ancora in giro) esclamerà: “Alla fine l’avete preso, lo “Squartatore”. La storia continua. Durante i delitti si trovava di passaggio a Londra (nel quartiere più sporco, laido e depravato) per una serie di spettacoli il famoso “Wild West Show”. Da William Cody (1846-1917) detto “Buffalo Bill” ad Alce Nero (1863-1950), tutti i componenti della carovana furono chiamati a deporre da una polizia che brancolava sempre più nel buio. Nel corso degli anni pioveranno una serie infinita di nomi, fantasmi, ombre … chi giurava fosse stato un non meglio identificato macellaio ebreo, chi il dottor Roslyn D’Onston Stephenson, bevitore incallito ricoverato (prima degli omicidi) al “London Hospital” per problemi mentali, e ancora il Principe Albert Victor … William Gull, eccolo ritrovato. Il discorso riguardante Gull sarà incredibilmente breve, ma rivelatore (come il “Cuore” di E.A. Poe!). Sir William Withey Gull, Medico Reale Ordinario, venne internato nel manicomio di Islington, poco dopo l’ultimo omicidio, col nome di “Thomas Masson” paziente n. 124. Fuoco! Avete mai sentito parlare di Aleister Crowley (1875-1947)? All’età di 13 anni si trasferì con la madre nel quartiere di Whitechapel ed è stato sicuro spettatore di almeno una “scena” dei crimini di “Jack The Ripper”. Su un saggio che scrisse diversi anni dopo accusò degli efferati omicidi Madame Blavatsky (o Blavatavsky) la fondatrice della teosofia. Il nome di Crowley (che era un noto bugiardo) spunta spesso sui testi che parlano dello “Squartatore” e venne addirittura fuori che fosse in possesso di sette cravatte insanguinate appartenute a “Jack”; no dico, sette!! Queste poi, le avrebbe nascoste nell’abbazia di “Thélema” a Cefalù, dove si ritirò per continuare le sue “pratiche”, si guadagnò la fama di “uomo perverso” e Benito Mussolini (1883-1945) lo fece sbattere fuori dall’Italia. Aleister Crowley è il fondatore del moderno occultismo e il principale riferimento ed esponente del satanismo. Il simbolo del pentacolo da lui adottato spesso è anche la mappa seguita negli omicidi da “Jack” e, come spero ricorderete, nella topografia delle opere di Hawksmoor. L’allievo prediletto di Crowley era Anton Szandor LaVey (1930-1997) fondatore della “Chiesa di Satana” e del “Magick Lantern Cycle” col leggendario regista Kenneth Anger (1927). Questo strano personaggio ha un oscuro passato (ma guarda!), dice di essere nato con una coda, asportata poi chirurgicamente e di aver fatto il domatore di leoni. Di sicuro si sa che era appoggiato da diversi personaggi del mondo dello spettacolo, come l’attrice Jayne Mansfield (1933-1967) che morirà decapitata in un incidente stradale (LaVey poco prima del sinistro, si vanterà di aver tagliato la testa della sfortunata stella del cinema da una foto!) e Roman Polanski (1933). Il regista di origine polacca nel 1968 girerà “Rosemary’s Baby”, film “satanico” in cui appare in un cameo e non accreditato proprio Anton LaVey, nel ruolo di un sacerdote durante una “messa nera”. All’epoca la moglie di Polanski era la bellissima Sharon Tate (1943-1969) che fu purtroppo massacrata, all’ottavo mese di gravidanza, dalla “Famiglia Manson” nella sua villa di “Cielo Drive” a Beverly Hills. Il famigerato regista era in Europa per lavoro e la sua posizione non sarà mai chiarita definitivamente. Probabile che non fosse estraneo al mondo dell’esoterismo e del satanismo, ma sicuramente non immaginava quello che sarebbe successo, amava tantissimo la dolce Sharon. Il mandante della strage di “Cielo Drive” era Charles Manson (1934). Manson non è il suo vero cognome ma il risultato di man/uomo e son/figlio, “figlio dell’uomo”, comunque lui si farà chiamare anche “Satana” o “Gesù”. Passa quasi tutta l’adolescenza in carcere per poi uscire nel 1967 anno in cui la “sottocultura” e la perversione drogata del movimento “hippy” era di moda. In questo letamaio di “scimmie ammaestrate” Manson (molto magnetico) trova terreno fertile e si fa un nome. Forma la “Family”, una cinquantina di “figli dei fiori” seguaci del libero amore e dell’LSD, diseredati della ricca borghesia americana e ribelli al sistema, deboli e annebbiati dalle sostanze stupefacenti. Il massacro ordinato da Manson è uno dei più efferati delle cronache recenti. Oltre allo scempio fatto con i corpi delle vittime, nella villa sono state rinvenute diverse scritte fatte con il sangue della Tate, ben visibili su una porta e un frigorifero le frasi “death to pigs” (morte ai porci) e “helter skelter” (finimondo/caos) da una canzone dei Beatles. Charles “Satana” Manson è tutt’ora detenuto nel carcere di Corcoran in California (ha anche avuto la felice idea di provare a chiedere la libertà vigilata con Schwarzenegger Governatore) e si è sempre dichiarato innocente in merito a tutti gli omicidi attribuitigli (ne sono un’infinità): “Non ho mai ucciso, e la prova è che se avessi cominciato ad uccidere, non sarebbe rimasto vivo più nessuno”. Nel 1988 Alan Moore (1953), con Frank Miller, Tiziano Sclavi e Mauro Boselli il più grande scrittore di fumetti al mondo (tra i suoi lavori “V For Vendetta”, “Watchmen” e “La Lega Degli Straordinari Gentlemen”), inizia le lunghe ed estenuanti ricerche per la sua opera d’arte assoluta “From Hell”, fluviale graphic novel splendidamente illustrata da Eddie Campbell (1955). Nel 2001 ne verrà tratto un ottimo film omonimo diretto dai gemelli Albert e Allen Hughes, con grandi interpretazioni di Johnny Depp (“Abberline”) e Ian Holm (“Gull”) dove fa capolino anche una nostra vecchia conoscenza, “John Merrick”. Capitolo musicale … Nel 1993 la famigerata villa di “Cielo Drive” (situata in una delle più belle zone di Hollywood) ospita come ultimo inquilino Trent Reznor (1965), il più grande musicista e compositore vivente, leader e unico componente della band “Dark-Industrial” dei Nine Inch Nails. Reznor darà vita, all’interno di questo luogo malato, ad uno dei suoi numerosi capolavori (forse il migliore), il violentissimo e disperato “The Downward Spiral” (1994). Due tracce del disco si intitolano “March Of The Pigs” e “Piggy”. La casa al 10050 di “Cielo Drive” venne demolita alla fine del 1994 e il numero civico cambiato, una nuova casa, “Villa Bella” è stata costruita al suo posto. L’antica porta d’ingresso con la scritta insanguinata esiste tutt’ora; se andate a New Orleans, negli studi discografici della scomparsa “Nothing Records” (di proprietà Reznor), non vi aprirà nessuno (ricordate l’uragano Katrina?), ma la porta che state cercando di abbattere è proprio quella di “Cielo Drive”. Trent Reznor è anche la mente malata che partorirà il famoso showman Marilyn Manson (1969), sacerdote della “Chiesa di Satana” e autodefinitosi “Anticristo”. Intervistato a proposito di questa “macchina da soldi”, il “one man band” dei NIN sosterrà che si tratta del suo “lato buono”. Dal 1993 mr. Reznor è chiamato ad assemblare le colonne sonore di tre film simbolo della cultura nichilista contemporanea: “Il Corvo”, in cui oltre a collaborare alla selezione dei numerosi brani presenti nella pellicola, suonerà “Dead Souls”, cover dei Joy Division, “Assassini Nati” di Oliver Stone, che parla di “serial killer” e satanismo e infine David Lynch gli affiderà le musiche dell’oscuro ed enigmatico “Strade Perdute”, dove il mostruoso musicista riuscirà a far coesistere oltre ai suoi brani originali di matrice “Ambient”, le partiture jazz di Angelo Badalamenti e Barry Adamson, Lou Reed, i malinconici This Mortal Coil e il sound cupo e martellante dei tedeschi Rammstein. Rimanendo in tema musicale permettetemi una “marchetta”: Gli IAN Ain’t nel 2010 hanno pubblicato un cd doppio (forse l’ultimo) dal titolo “London 1888”, “concept album” dove vengono narrati in musica e testi i tragici avvenimenti fin qui raccontati. Verso la fine … In una mia personalissima visione, i tre lati del triangolo alla base del “fiocco di neve di Koch” sono: Cinema … Musica … Letteratura, rappresentati oggi dai sulfurei David Fincher (“Se7en”, “Fight Club” e “Zodiac”), Trent Reznor (“The Downward Spiral”, “The Fragile” e “Year Zero”) e Chuck Palahniuk (“Fight Club”, “Survivor” e “Invisible Monsters”). La nostra società è magnificamente raccontata e distrutta da questi tre geni, visionari, nichilisti, impietosi, dissacranti, critici, ironici, alienati, acuti. Non siamo poi così lontani da dove abbiamo cominciato; da “Jack Lo Squartatore” a Chuck Palahniuk (a proposito, Sharon Tate era stata la sua babysitter!) … La verità è che questo viaggio non parla ne di carnefici ne di vittime, parla di noi stessi … parla di quando mi guardo allo specchio e vedo alle volte “l’uomo elefante” nel mio riflesso … Ed Gein, Ted Bundy, “Zodiac”, Erzsébeth Bàthory, Henry Lee Lucas, John Wayne Gacy, Pietro Pacciani, Andrei Romanovic Chikatilo, Aileen Wuornos, David Berkowitz, Marc Dutroux, Jeffrey Dahmer, Theodor John Kakzynski, Donato Bilancia, Harold Frederick Shipman, Dennis Nilsen, Gianfranco Stevanin, Nannie Doss, Ed Kemper, Leonarda Cianciulli, Albert Fish … a chi appartengono tutti questi nomi? Li abbiamo creati noi? Chi è “Jack”? “Jack” non ha volto, è la nostra paura di vivere, la nostra inquietudine, il nostro servilismo quotidiano, la nostra isteria, l’ipocrisia, la mancanza di amore. Massone o scrittore … qual è la sua vera identità? E la tua caro lettore? … Benvenuto nella “Quarta Dimensione”. Londra 1888

“Ha lasciato cadere qualcosa, signore?” chiese a un tratto una voce dietro di lui. Si voltò di scatto e si trovò di fronte a un poliziotto munito di una lanterna cieca. “Niente d’importante, sergente” rispose con un sorriso: quindi fece cenno a un calesse che passava in quel momento, vi saltò dentro e diede al cocchiere l’indirizzo di Belgrave Square.

Oscar Wilde (1854-1900)