“Togliete la pietra, voi, uomini e donne senza nome che avete nascosto il fuggiasco Caino”

Don Marcello Cozzi

La città “omertosa”, degli “innocenti depistaggi”, quella definita “brutta e dimenticata” oltre i confini nazionali ha tributato l’ultimo commosso saluto alla sua Elisa. “Potenza non è una città omertosa” era il passaparola che rimbalzava da sedici mesi a questa parte, “forse un po’ troppo sonnacchiosa”, abbarbicata nelle sue chiusure mentali. Ma Potenza è anche la città che ha ingoiato rabbia, mischiato lacrime e sangue, è quella che ha gridato a Federica Sciarelli di “non mollare” caricandola di applausi. Gli innumerevoli che hanno interrotto don Marcello Cozzi durante la sua omelia. “Preghiamo per te Elisa, perché il riposo della tua salma e il sacrificio della tua vita strappata a noi e ai tuoi cari, possa essere nuovo seme di giustizia e riconciliazione”. La Liturgia della Parola si concentra sulla resurrezione di Lazzaro, sulle domande che Marta, sua sorella, pone a Gesù dicendogli che “se Lui fosse stato qui tutto questo non sarebbe successo”. Un parallelismo che ognuno ha posto dinanzi a Dio, nel suo intimo, in questa triste vicenda di Elisa Claps. “E’ il grido di Elisa e di una comunità”, ha affermato il sacerdote, perché “vogliamo parlare di chi si è preoccupato di gestire la sua immagine sociale piuttosto che consegnarsi alla carità di Dio, vorremmo dirti Signore, di uno Stato che con le sue istituzioni è stato assente e indegnamente rappresentato”. Un macigno “l’arringa” del sacerdote lucano che poi si è aperto alla speranza che “solo la verità ci fa liberi Signorein una società dove “è solo oggetto di baratto e di apparenze”. Il suo pensiero dunque è andato a Elisa, Ottavia, Grazia, Annarosa, Heather, Yara, Sarah, Melania e “i fiori più belli”. “Non c’è nulla di nascosto – ha proseguito – che non debba essere svelato, la verità in Basilicata è stata lasciata sotto i tetti, perdonaci, Signore”. Piazza don Bosco ha spezzato molte volte con applausi di consenso la sua omelia. Don Marcello ha interrotto loro dicendo: “vi prego”, perché è stato un fiume in piena che non si poteva fermare. “Il lamento di Gesù per l’amico Lazzaro non è un lamento funebre; piange per il dolore, ma non si fa schiacciare dal dolore. Elisa già gode della pienezza di Dio e non si tratta più di rianimare una cadavere ma è la sfida di una comunità schiacciata dalla morte, che sente odore di putrefazione, disorientata e lacerata, alla quale ora però bisogna ridare prospettiva e speranza”. Il monito ha scosso la piazza: “Togliete la pietra, voi, uomini e donne senza nome che avete nascosto il fuggiasco Caino”. Ha citato il Giovanni Paolo II del “convertitevi, un giorno verrà il Giudizio di Dio”. E’ giunto il momento di “far uscire tutta, tutta la verità, ma proprio tutta, perché senza verità condanniamo una famiglia a rimanere in questo sepolcro”. L’ennesimo macigno, l’ennesima stilettata, ha un effetto devastante ed accende la folla: “Usciamo dai sepolcri delle dipendenze clientelari, – ha proseguito – spezziamo i legami perversi”. Nel giorno della Madonna delle Grazie don Marcello ha rivolto lo sguardo verso mamma Filomena rassicurandola: “Maria avrà stretto Elisa al petto proteggendola, le avrà detto che ha fissato un appuntamento con te e quel giorno è arrivato anche se dopo tanto tempo. Se i nostri tempi non coincidono con quelli di Dio (in riferimento alla coincidenza del 2 luglio, ndr) Maria gli tiene l’agenda”. Mamma Filomena avrà guardato quella bara bianca tante volte e lei sola sa cosa si è detta con la sua Elisa. Tra lacrime, commozione e dolore. C’è un tempo per tutto.