A Melfi “Fest e Maletimb”, presentato il libro di Sergio Cappiello

Sapere chi eravamo, per sapere chi siamo e dove stiamo andando. Questa l’idea di fondo che passa attraverso la scrittura di un libro in vernacolo. È l’idea che ha mosso Sergio Cappiello nella stesura del suo volume, “Fest e MalÁtimb”, presentato la sera del 12 agosto scorso, nella sala consiliare “Nitti Bovet” del Comune di Melfi. Il libro, inteso come continuazione di “Cett cett mmizz a la chiazz“, pubblicato quattro anni fa, raccoglie poesie, filastrocche, proverbi e descrizioni di giochi e usanze di una volta, rigorosamente in dialetto melfitano. Un patrimonio di cultura, quello legato alla lingua, da custodire gelosamente, soprattutto, come ha sottolineato il sindaco Livio Valvano, in un contesto non più contadino ma ormai industriale come quello della cittadina federiciana.

Molte poesie e filastrocche sono state lette nel corso della serata e spesso, grazie alla splendida scorrevolezza dei versi, si sono prestate all’adattamento musicale della giovane cantante Palma Santangelo, accompagnata alla tastiera da Umberto Ferrieri.

C’è affetto e una vena di malinconia nei versi di Cappiello: il senso di una città tutta da vivere e riscoprire, magari in una passeggiata nei vicoli in compagnia dei più piccoli; ma anche l’amarezza di luoghi che una volta erano punti di ritrovo e che oggi sembrano dimenticati. A tal proposito l’intervento dell’assessore alla Cultura Maria Pina Palmieri: “È impegno primario di quest’amministrazione comunale dare un’iniezione di vitalità al centro storico, riequilibrando così un paese il cui baricentro appare ora sbilanciato sui più recenti quartieri residenziali”.

Il dialetto, dunque, antica espressione di una socialità perduta, collante di una comunità continuamente esposta al rischio della disgregazione. “La dannazione di chi scrive in vernacolo -ha osservato l’assessore provinciale alla Cultura Francesco Pietrantuono– sta proprio nel fatto di non potersi fermare alla parola scritta. Il dialetto, pur messo su carta, non si conserva se non viene parlato nella quotidianità. Bisogna leggerlo, farlo ascoltare nelle scuole”. Pietrantuono ha ricordato l’importanza del lavoro che l’Università della Basilicata sta svolgendo con il progetto ALBA per mappare le caratteristiche dei dialetti locali, lavoro a cui scrittori come Cappiello forniscono materiale importante.

L’autore, leggendo e spiegando al pubblico molte sue poesie, ha sottolineato come il suo lavoro sia stato apprezzato particolarmente dai melfitani emigrati, i più interessati alla riscoperta della parlata e delle tradizioni locali.

Motivo ulteriore per acquistare il libro è il suo scopo benefico: il ricavato sarà devoluto alla missione di don Vincenzo D’Amato in Congo e, attraverso la fondazione “Insieme per” con la sua speciale ambasciatrice, Lidia Cassano, a un centro per bambini malati di Aids in India. La signora Cassano è intervenuta nella serata per illustrare l’opera benefica a cui si dedica da diversi anni, e grazie alla quale molto è stato fatto: un depuratore che serve cinque villaggi; un rigeneratore di corrente per l’ospedale; un parco giochi; un bus per facilitare gli spostamenti dei giovani seminaristi che alcuni generosi melfitani hanno da tempo “adottato” a distanza.

Il libro di Cappiello rappresenta, quindi, un felice incontro di tradizione e solidarietà, nel segno della fondazione “Insieme per” che è al lavoro anche, attraverso il regista melfitano Giampiero Francese, per il “Grande spettacolo dell’acqua” di scena questo mese a Monteverde (Avellino) e per “Città dell’Utopia” nel suggestivo scenario di Campomaggiore vecchia.