Melfi, vento d’estate con Niccolò Fabi

Il ferragosto melfitano ha visto protagonista Niccolò Fabi, che ha incantato Piazza Duomo con un concerto di gran classe, dai ritmi raffinati e sognanti. La data, molto attesa, fa parte del “Solo Tour” 2011 che porterà il cantautore romano in giro per le piazze di tutta Italia, ed è stato l’evento di punta dell’estate nella città federiciana, affollata anche da molti fans dai paesi limitrofi.

Accompagnato dalla sua band, Fabi ha spaziato nei quattordici anni della sua carriera alternando brani più energici a quelli più intimisti. Ad aprire il concerto “La promessa” e “Oriente”. Seguono i reggae di “Ostinatamente” e “Parole parole”, cover uscita come singolo con la prestigiosa collaborazione di Mina. Delicata la versione unplugged di “Milioni di giorni” che Fabi intona con sola chitarra; il cantante mostra poi la sua abilità di polistrumentista al pianoforte con “Il negozio di antiquariato”.

L’ultima parte del concerto è dedicata ai brani più leggeri, quelli che hanno reso famoso il cantante: “Capelli”. “Volente o nolente -commenta lui stesso- mi è appiccicata addosso”, “Il giardiniere”, “Vento d’estate”, scritta con Max Gazzé. C’è spazio per un omaggio a Lucio Battisti con “La collina dei ciliegi”. Ancora un intermezzo reggae col medley di “Get up, Stand up” di Bob Marley e “Nel blu dipinto di blu”, in cui viene coinvolto anche il pubblico entusiasta. Una nota di malinconia nel blues “Dentro” e in “Lasciarsi un giorno a Roma”. Il cantante si rivolge al pubblico prima di cantare “Offeso”: “Un concerto è occasione per ritrovarsi uniti, per riflettere sulle cose che ci indignano. Un applauso non è solo un tributo al cantante, ma un modo per il pubblico di sentirsi insieme, all’unisono”.

Lascia il palco, Niccolò Fabi, ma ritorna a grande richiesta per regalare al pubblico “Attesa inaspettata”, scritta a ricordo della figlioletta scomparsa l’anno scorso. Già nell’estate 2010 infatti il cantautore era atteso a  Melfi ma la data saltò proprio a causa dell’evento luttuoso.

Niccolò Fabi si conferma come erede della migliore canzone d’autore italiana, capace di spaziare ecletticamente tra più generi e con testi che emozionano per introspezione e delicatezza.