Il ruggito del leone: i film italiani aprono la nuova settimana in laguna

Crialese

5 Settembre

Altri due giorni sono trascorsi al lido, alla velocità di 24 fotogrammi al secondo tra nastri di celluloide e tessuti di tappeto rosso che, proprio negli ultimi giorni, è stato letteralmente conquistato da un ironico e maliardo Al Pacino accompagnato dalla sua “Salomè”, che veste i panni di una seducente Jessica Chastain (The Tree of Life).  Geniale e pentrante,l’anteprima mondiale di Wilde Salomé è infatti la fedele ma al contempo inedita passionale trasposizione cinematografica della versione teatrale che proprio Wilde scrisse nel 1893, traendola dalle Sacre Scritture. “Avevo una visione, non avevo una storia“, racconta l’attore newyorkese al suo quarto film come regista, e difatti è proprio la nota registica a rendere questo film imperdibile.

Così, mentre la domenica si chiude con questo successo hollywoodiano, la nuova settimana al lido si apre con il successo del primo e atteso film italiano in concorso, Terraferma di Emanuele Crialese, che non ha deluso le aspettative è ha letteralmente conquistato il pubblico in sala, affascinando anche quasi tutta la critica. Con questo piccolo nuovo capolavoro si torna ai luoghi di Respiro, le cui atmosfere sospese avevano già aperto la strada per il Leone d’Argento del suo successivo Nuovomondo, per raccontare con la sincerità e la poesia delle immagini il dramma dell’immigrazione clandestina vista con gli occhi di chi arriva e di chi accoglie. E’ infatti con innegabile e sorprendente talento che il giovane regista italiano costruisce scene di grande impatto visivo ed emotivo, come il bagno notturno, la “benedizione” sul fondale marino o il suggestivo viaggio in mare nelle ultime scene. Beppe Fiorello poi, quasi “esule tra gli esuli”, si libera finalmente dai personaggi leggeri e fatui che interpreta nelle fiction televisive e offre una convincente prova d’attore che contribuisce, insieme con l’attenta e sensibile regia, al successo e alla bellezza di un film che racconta della lotta individuale e sociale di una famiglia che sogna di raggiungere, come avviene nelle speranze dei naufraghi clandestini, l’agognata Terraferma.

Tra le altre opere in concorso, tuttavia, è impossibile tralasciare Todd Solondz, regista scomodo e stravagante che già con il suo Palindromes, nel 2004, e Life during wartime, nel 2009, conquistò la platea veneziana di pubblico e critica. Così in questa edizione, con il suo Dark Horses, Solondz non tradisce la sua poetica e conferma il suo stile grottesco, irriverente e tragicomico che guarda senza remore alle contraddizioni della società americana e ai suoi insani risvolti familiari. Secondo altri critici, tuttavia, è proprio questa fedeltà alla sua poetica a rendere questa sua ultima opera una blanda riproposizione delle tematiche già affrontate precedentemente.

Tutt’altro che caustico è invece Tao Jie (A Simple Life) di Ann Hui, film popolato da personaggi mossi da una viva e quasi tattile delicatezza di emozioni e di altrettanti tormenti. Tao Jie è infatti la storia di un rapporto vero e profondo tra  il produttore Roger Lee e Ah Tao, la donna che lo ha cresciuto, e che racconta, quasi fino a sentirlo sulla pelle, l’evoluzione continua e dispersiva dei legami umani.

La giornata si è poi conclusa a suon di musica con Questa storia qua, il film documentario di Alessandro Paris e Sibylle Righetti interamente dedicato a Vasco Rossi, assente in laguna ma ugualmente acclamato da una folla delirante di fan che hanno apprezzato, senza tante esitazioni, l’omaggio cinematografico al rocker di Zocca. Il documentario ha perfino rubato la scena e l’interesse mediatico a Gary Oldman, Colin Firth e John Hurt, ineccepibili interpreti di Tinker, Tailor, Soldier, Spy,pellicola di Tomas Alfredson tratta da un romanzo di LeCarrè. Ma “questa storia qua” è un’altra storia.

 

6 Settembre

La storia da raccontare in questa giornata è invece quella del ritorno del pluripremiato maestro Ermanno Olmi che ha conquistato meritatamente tutti i riflettori della mostra: Leone d’oro alla carriera, Palma d’Oro per il capolavoro L’albero degli zoccoli, diversi David di Donatello, un Pardo d’Onore, un Leone d’Argento per Lunga vita alla signora! e un Leone d’Oro per l’indimenticabile La leggenda del santo bevitore. Di questo suo ultimo film presentato fuori concorso il regista ha detto: “Non bisogna inginocchiarsi davanti al crocifisso, che è solo un simulacro di cartone, ma verso chi soffre come gli extracomunitari“. E così dopo Terraferma di Crialese che pure affronta questo problema, Il villaggio di cartone, dedicato a Suso Cecchi D’Amico e a Tullio Kezich,diventa un elogio alla solidarietà che ripercorre tutti i temi tipici dell’opera del grande cineasta bergamasco ma senza mai assumere i toni retorici: la riscoperta di un cristianesimo umile e fatto di valori concreti portatori di una religiosità intima e spirituale, avulsa dalle dinamiche dell’istituzione ecclesiastica.

Dall’Italia l’atmosfera si sposta poi ai film in concorso con la pellicola Orientale di Himizu, film del giovane talento giapponese Sono Sion, già presente alla precedente edizione della Mostra con il suo originale Cold Fisch. Ispirato al manga di Furuja Minoru, il film parla del disagio giovanile che diviene il sintomo di un malessere di un Giappone devastato da uno scenario culturale e sociale quali conseguenze dello tsunami, prima, e di Fukushima, poi.

L’ultimo film di queste altre due giornate è infine Wuthering Heights di Andrea Arnold, anch’esso in corsa per il Leone d’Oro e tratto dal celeberrimo romanzo Cime tempestose di Charlotte Brönte. La storia è la stessa, ma con alcune note di colore e scelte di regia che addolciscono le dinamiche sentimentali tra i protagonisti per non cadere nel genere dei film d’amore in costume, ma così facendo toglie spessore ai suoi protagonisti e alla storia stessa che, in questo modo, pare stenti a decollare.

Tra delusioni, novità e clamore sono trascorsi così altri due giorni alla Mostra del Cinema… in attesa del prossimo diario dal lido!