Lucani, poveri ma belli

La protesta di Scanzano

I lucani sono poveri con tanto di certificazione. Si parte da questo assunto, per prendere atto di una notizia che suona come la scoperta dell’acqua calda. Ora anche la

Caritas commisera gli abitanti della Basilicata. Da un recente studio pubblicato dall’organismo pastorale della Cei italiana giunge un tratto tipico della pietas che merita un approfondimento. I dati statistici vanno sempre letti attentamente, soprattutto, per valutare e cogliere gli elementi che sono stati assunti come qualificanti nell’indagine. Che i lucani fossero nelle ultime posizioni, in tutte le graduatorie, nelle quali, normalmente, c’è da far emergere positività, è sempre stato risaputo. Però, al fatto che avessero toccato il fondo, sinceramente, non c’eravamo ancora arrivati. Ora che, a quanto pare, la misura è davvero colma, non ci resta che stendere un velo pietoso sul fatto che i lucani sono stati classificati come i più poveri della penisola. Poveri ma belli, direbbe qualcuno parafrasando il titolo di un film di Risi che ha fatto epoca. La mancanza di ricchezza, purtroppo, gioca strani scherzi, tra i quali anche quello di togliere serenità. E quando ciò accade, spesso, si allontana anche la bellezza. Improvvisamente cambia la vita e si sgretola, venendo meno, la convinzione che tutto debba girare sempre a proprio piacimento. Poveri ma sani, allora? Nemmeno per sogno con quello che succede intorno. Dal rischio tossicità dei liquami petroliferi, alle scorie radioattive e, per finire, agli effetti del termovalorizzatore Fenice, è diventato difficile, per i lucani, scoppiare di salute. In realtà, si esplode di tutto, tranne che di salute. E, intanto, i politici lucani s’interrogano su quanto è accaduto in questi ultimi giorni. Il dibattito è aperto anche se, ora più che mai, si assiste alla fiera delle ovvietà: dalle dichiarazioni in ciclostile dei segretari di partito, ai comunicati stampa di solidarietà, sino ai discorsi di piazza. Il danno, ormai, è compiuto. Quel che resta da fare è soltanto una presa di coscienza sullo stato delle cose con la segreta speranza che le mele marce si facciano, spontaneamente, da parte. Occorre una bonifica radicale di tutto il sistema partitico, istituzionale, attuando peraltro in fretta, quel tanto auspicato ricambio generazionale, sempre in predicato di doversi materializzare e, mai attuato, per una legge fisica che tiene incollati gli uomini alla poltrona.