Sono qui a rimuginare sulle cose non dette e che, oramai, non le stanno più a cuore. Che siam dovuti correr via, come ladri, dalla piazza, mentre cercavo di continuare il mio discorso. Lo so in questi giorni è euforica, ma io volevo solo dirle di non buttarsi via. Non mi pesa lasciare la baraonda, anzi… mi pesa che lei non ascolti le mie parole. Preferisco rimanere zitto, allora.
Lo so, per me, è dura uscire di scena e non essere più l’epicentro delle sue utopie. È deprimente scendere dal piedistallo, ma perché non ascoltare, almeno, e fingere di intuire che se io sto zitto, poi chi sta male è lei?
I suoi lineamenti, stasera, mi sono apparsi perfetti e la mia anima peccatrice bramava la sua bocca. La voglia era possente come una bufera fragorosa e ardente come un fulmine. Nella mia follia avrei voluto gridarle che è solo mia, ma non è più così… Anche quest’anno sento e risento, come sempre, gli stessi commenti sulla sua Associazione.
Mi sento, eccezionalmente, partecipe. Mi piace la dialettica e mi è gradito il dibattito, credo sia normale non piacere a tutti, ma a volte si esagera…
Li accusano di essere avvinazzati, di non avere valori, di sporcare il salotto buono della città, di essere un evento ludico collaterale (ma che cazzo, poi, significa?). Ognuno dice la sua. Ciascuno grida allo scandalo, ma non ho visto mai nessuna di queste persone, pronte a giudicare, a volte senza mai aver partecipato a nessuno degli eventi organizzati, farsi avanti e dire: “Io vorrei far parte dell’associazione; vorrei aiutarvi a organizzare le tre serate”.
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Arsenio D'Amato
Sono nato a Jersey City - New Jersey, Stati Uniti d'America – nello stesso giorno in cui nasceva Jack Kerouac e se ne andava Charlie Parker, in un giorno storicamente avaro di grandi eventi, ma nell’anno in cui l’Apollo 11 toccava il suono lunare e, in tre giorni di rock, cultura hippie ed eccessi, si consacrava il Festival di Woodstock. Estradato, in tenera età, da un futuro a stelle e strisce, sono cresciuto, ho studiato, vivo e lavoro a Sant'Arsenio (SA) - paese gemellato, manco a farlo apposta, con Jersey City. Non ho mai compreso il Baseball e che cazzo ci potevo fare con il guantone di pelle, griffato New York Yankees, la mazza di legno e una palla bianca che non rimbalzava, estradati, negli anni settanta, congiuntamente al sottoscritto dagli USA. Mi piace scrivere più che parlare. Una passione, quella per la scrittura, che va a braccetto con quella per la musica e con l’amore per la lettura. Tra le mie devianze e i miei vizi il più quotato è quello del calcio giocato e da poltrona. Sono uno, insomma, che quotidianamente gioca con le parole, ma che non disdegna di tirare, ancora, due calci ad un pallone. Che ho cominciato a farlo, tanti anni fa, quando mi sono rassegnato ad usare guantone e mazza da baseball per simulare i pali della porta… Quando non scrivo, non leggo, non ascolto musica e non gioco a calcio, sono pure un piccolo imprenditore.