L’oggettività nel lavoro della ricerca storiografica

Interessante confronto e dibattito, con la partecipazione di studenti e studiosi,  dottori e dottorandi di ricerca, nella Sala del Consiglio OLYMPUS DIGITAL CAMERAdel Dipartimento di Scienze Umane dell’Università degli studi della Basilicata,  per il  Dottorato di Ricerca in Storia dell’Europa mediterranea dall’antichità all’età contemporanea, sul  metodo della ricerca storiografica nella direzione di un approccio sempre più orientato ad una lettura di insieme  che metta in relazione gli avvenimenti. Nello specifico delle vicende che visse la Repubblica Cisalpina, gli studiosi presenti hanno sollecitato ancora uno studio e una ricognizione di ricerca che abbraccino il ’99 ed il periodo successivo, comprendendo gli avvenimenti del ‘20-‘21, implicando ciò una riflessione che entra nel terreno di cultura politica che si andò sviluppando. Questo lavoro è sostenuto e garantito dal  rigore scientifico che distingue la ricerca, ne è il segno distintivo, caratterizza  ogni percorso di ricerca, con particolare attenzione alla necessità di ricondurre “ricostruzioni e letture storiche”,  contesti, avvenimenti e protagonisti, vigorosamente e rigorosamente al loro tempo. Scevri da  schemi precostituiti,  gli storici sanno di essere “storici senza aggettivazioni”, cioè non ideologizzati né di parte. Tanto più, rispetto ad argomenti e problematiche d’ordine politico-istituzionale, devono affrontare con rigore e oggettività il duro lavoro di indagine, di analisi, di decodifica.

Alla luce di tale metodo di ri-lettura, quindi,  è  stata diretta la indagine volta a  comprendere le esperienze delle Repubbliche che ebbero vita in Italia, attraverso il confronto fra tali esperienze ed una ricognizione attenta  delle fonti documentarie, dei giornali, comprendendo quelli  che furono introdotti dalla Francia  e tradotti, dei carteggi pubblici, dei carteggi privati.

La prof.ssa Katia Visconti, (autrice di L’ultimo direttorio. La lotta politica nella Repubblica tra guerra rivoluzionaria e ascesa di Bonaparte 1799-1800, edito da Guerini e Associati, pag. 273,€21,00),  dell’Università degli studi dell’Insubria, dopo l’introduzione del prof. Antonio Lerra, dell’Università degli studi della Basilicata, ha fatto luce su la sfortuna storiografica della Repubblica Cisalpina. La prof. Visconti  ha valorizzato gli obiettivi di  prevalente connotazione metodologica del Seminario supportando  il suo ragionamento con un attento e rigoroso richiamo ai testi che disegnarono la vicenda della Repubblica Cisalpina dalla fine del ‘700 sino ai nostri giorni, dalla  Storia d’Italia” di Carlo Botta a Carlo Pisacane, a Carlo Tivaroni sino ad Arrigo Solmi, Carlo Zaghi, Saitta, Galante Garrone, Cantimori. In questo percorso di lettura da lei segnalato, hanno trovato  rilievo anche le espressioni della letteratura del tempo, come  l’opera di Giuseppe Rovani, Cento Anni, e quella di Ippolito Nievo,  Le Confessioni di un italiano. Così  ha voluto richiamare l’attenzione sulla “ sfortuna storiografica” della  cisalpina, con tutta la valenza  svalutativa del termine, rispetto a quella napoletana, determinata da un uso strumentale della sua vicenda assunta ad  esemplificazione della subordinazione alla Francia ed al suo esercito, e segnatamente contrapposta a quella napoletana, presa ad esempio di passione rivoluzionaria. Questa “alterità” interpretativa, di antica data,  è stato l’elemento portante, di metodo e di merito, al centro dell’incontro seminariale; la differente valutazione che ebbero storiograficamente le due repubbliche rappresenta il segno delle  contrapposizioni delle lotte politiche del tempo e nacque nello stesso tempo in cui quelle lotte si svilupparono. La svalutazione fu l’effetto del diverso modo di reagire della Cisalpina rispetto a Russia/Austria,  effetto, tra l’altro della precedente politica dell’amalgama, rispetto all’indomita lotta contro Ruffo che animò sino alla fine  i patrioti napoletani. Gli intellettuali esuli, appartenenti a diverse componenti, animarono lo scontro e la polemica, con la conseguente denuncia del comportamento della Cisalpina. La ricostruzione di quelle vicende, direttamente vissute, durante le vicende politiche successive e la “restaurazione” voluta dall’Austria, vide  sovrapporsi pratica politica, elaborazione della memoria, ricostruzione storica. Da qui prese avvio la “sfortuna “ della lettura storiografica della cisalpina a cominciare da quella di Botta, sino alle letture successive, maturate sia negli ambienti moderati che in quelli radicali, ed a quelle che si vollero dare nel novecento, come quelle di Arrigo Solmi o di Carlo Zaghi, che determinarono angolazioni di lettura particolare.

Allora, la ricerca storiografica non è  capace di oggettività? E’ partigiana e  a-scientifica? Gli studiosi hanno fortemente evidenziato, invece, come vadano ricostruite e studiate anche le diverse fasi attraverso cui avvenne il processo di ricostruzione e di memoria storica : la prima fu  quella della pratica politica, quindi quella della elaborazione della memoria di quella pratica, infine la ricostruzione storica. Nello specifico della Repubblica Cisalpina l’incontro seminariale, così come gli altri che hanno avuto luogo nel percorso  di studio, ha dato un significativo rilievo a  come proprio alcune “letture storiografiche” otto-novecentesche, non sempre riconducibili a tale rigore metodologico, ne abbiano marginalizzato il rilievo storico, quale, invece, risulta da alcuni più recenti lavori scientifici, come il volume della prof.ssa Katia Visconti L’ultimo Direttorio, nel quale risulta accuratamente ricostruita nel dettaglio la lotta politica interna alla stessa Repubblica Cisalpina, con conseguente “nuova luce”, in particolare  sulle vicende che caratterizzarono l’arco temporale compreso tra il 1799 e il 1800 in Francia e in Italia.