Tony De Maio, in arte Zero

rapÈ uscito il primo singolo, con annesso official video, di Zero, al secolo Tony De Maio, intitolato This is War. Il giovane rapper, atellano di adozione, ha deciso di uscire allo scoperto, raccontando di quanto per lui rappare sia come parlare della vita e di se stesso per quello che è.

Da dove nasce il tuo amore per la musica?
È una passione che nasce con me, come l’amore che provo per il rap. Ho iniziato ad ascoltare rap fin da quando ero piccolo. Il disco dell’amore ‘a primo ascolto’ fu quello di Eminem, ‘Encore’, e da lì partì la mia passione per quest’arte. Pian piano iniziai ad espandere la mia conoscenza sulle sue origini, ascoltando rapper quali ‘2Pac’, ‘Notorius B.I.G’,’Public Enemies’ e tanti altri. Successivamente scoprii il rap italiano da ‘Bassi Maestro’ ai ‘Club Dogo’. Iniziai a scrivere rime a 12 anni gridando tutta la rabbia che in quegli anni sentivo. Fondamentalmente scrivo per una rivincita sulla vita e sulle persone che non credevano e ancora non credono in me. Scrivo per sentirmi libero e sfogare i miei pensieri su un foglio di carta, per far capire quello che provo e quello che ho provato nella mia vita.

Parli di rabbia da sfogare; ma questa rabbia da cosa nasce?
La mia situazione familiare non è stata semplice: il compagno di mia madre era violento. Lo è stato sia fisicamente che psicologicamente, e proprio quest’ultimo aspetto ha fatto sì che lei cadesse in depressione. La mia giovanissima età mi impediva di reagire e sfogavo tutto su quel foglio che mi ha aiutato molto a vivere in un mondo a parte, diverso rispetto a quello con cui mi interfacciavo tutti i giorni. Poi, piano piano, c’e stato il riscatto sia mio sia di mia madre, ricostruendoci una vita e riavvicinandoci. Dovrò sempre ringraziarla perchè mi spinge ogni giorno ad andare avanti ed inseguire il mio sogno, nonostante le tante difficoltà economiche.

Quando hai deciso di metterti in gioco?zero
Come detto prima, scrivo da quando avevo 12 anni, ma non ho mai voluto nè pubblicare niente nè far sapere alla gente quello che facevo, perché non trovavo ancora le mie canzoni abbastanza mature per esordire, ed anche perché c’erano troppi pregiudizi sul rap fino a qualche anno fa. Questo mi ha fatto rimanere sempre molto cauto. Ad Atella conobbi un gruppo di ragazzi che come me amano l’arte del rap, e ho trovato il coraggio di farmi ascoltare e vedere dalle persone. In Basilicata ci sono molti rapper bravi, ma è anche vero che non godiamo di molta visibilità come in altre Regioni italiane. Alcuni con lavori importanti alle spalle, altri un po’ meno; ma non riusciamo ad arrivare a quello scalino successivo perché la Basilicata è dimenticata e snobbata.

Qual è il significato di questa canzone?
Questa traccia è uscita, in primis, per farmi conoscere, far ascoltate e vedere il mio stile alla gente; in secondo luogo, ma non in una scala di importanza, nasce per spiegare che è questa la guerra che amerei: una guerra in cui si sparano rime e si sganciano bombe musicali. Non la guerra che vediamo e sentiamo tutti i giorni dai media…

Le tue aspettative future?
Il mio obiettivo è quello di far della mia passione il mio lavoro, rimanendo sempre me stesso e vicino a chi mi ha supportato dal primo giorno. Ringraziando sempre la terra che mi ha adottato e che mi ha fatto diventare quello che sono.

Ecco il video ufficiale di This is War

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