“Jacques Maritain e il Concilio Vaticano II”: a cura di Gennaro Giuseppe Curcio e Robero Papini

Mercoledì 18 maggio alle 18.30 presso la Mediateca del Centre Saint-Louis de France di Roma (Largo Toniolo, 22) sarà presentato il volume “Jacques Maritain e il Concilio Vaticano II” (Studium, 2016) a cura di Gennaro Giuseppe Curcio e Roberto Papini.

Curcio, lucano di Picerno, già autore di vari libri, è segretario generale dell’Istituto Internazionale J. Maritain di Roma e direttore del Centro Studi e Ricerche di Pedagoga Sociale – Istituto Nazionale “J. Maritain” di Potenza, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore e all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Potenza, imageè tra i più noti studiosi del filosofo francese. Roberto Papini, Presidente dell’Istituto Internazionale Jacques Maritain, ne è stato Segretario Generale dal 1974 al 2014. Docente emerito di Scienze Politiche presso l’Università LUMSA di Roma, è autore di numerose pubblicazioni sul tema dei diritti umani, della globalizzazione e del dialogo interculturale.

In occasione del Cinquantesimo anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II, Curcio e Papini hanno voluto approfondire in questo libro l’influenza esercitata da Jacques Maritain su di esso, in particolare su alcuni documenti: Dignitatis humanae, Nostra aetate, Apostolicam actuositatem e Gaudium et spes. Si potrebbe affermare, sotto molti aspetti, che il Concilio abbia realizzato il progetto teologico-umanistico-integrale del filosofo.

L’influenza del filosofo sul Concilio, pur considerando una pluralità di apporti, è stata rilevante e non solo per la stima e l’amicizia che lo legava a Paolo VI. Papa Montini infatti lo consultò durante i passaggi più delicati dell’assise conciliare. Basti pensare a questo proposito ad uno dei temi più dibattuti al Concilio, come quello sulla libertà religiosa (Dignitatis humanae). imageIn età “sacrale”, nel Medioevo, la Verità religiosa si imponeva su tutti i piani, anche su quello politico e lo Stato era lo strumento per farlo accettare a tutto il popolo. Con il mutare dei tempi, lo sviluppo di nuove correnti di pensiero ed un pluralismo più diffuso, lo Stato non poteva restare al servizio di una verità, per cui si è progressivamente affermata operando una distinzione dei piani della realtà, quello dello spirituale e quello del temporale.

Maritain l’ha teorizzata perché ha percepito il tramonto dell’età costantiniana e l’affermarsi di un’epoca nuova. La Rivoluzione francese è stata il braccio armato che ha diffuso questa nuova realtà, ma la Chiesa per molto tempo ha resistito a ciò che considerava un tradimento della Verità, per poi finire col prenderne atto e il momento più visibile è stato il Concilio Vaticano II. Il filosofo francese è stato uno dei pochi, all’interno di una teologia dominante aliena dalla suddetta distinzione – non era infatti ammessa un’autentica autonomia del temporale – , che teorizzava la laicità della politica, specialmente a partire da Umanesimo integrale del 1936.

Anche la rilettura di Nostra aetate ci mostra l’influsso di Maritain, specie nella prima parte riguardante l’ebraismo. Maritain era intervenuto più volte, con conferenze ed articoli, contro l’antisemitismo e durante il suo mandato di Ambasciatore di Francia presso la Santa Sede aveva insistito con Montini affinché la Chiesa cancellasse dalla liturgia del Venerdì santo l’espressione “perfidi ebrei”, ciò che realizzò Giovanni XXIII il 27 marzo 1959. Riguardo all’ecumenismo il filosofo francese non è alieno da molte di quelle posizioni che oggi sono definite dalla teologia del pluralismo religioso. Per ciò che riguarda poi la Gaudium et spes e la sua apertura al mondo, è sufficiente ricordare quanto scriveva lo stesso Maritain considerando quanto «questa Costituzione pastorale (schema 13) è impregnata dallo spirito e dalle fondamentali vedute del Dottore Angelico, per cui un vecchio tomista come me si sente tutto ringalluzzito». Anche la cultura laicale del Concilio riceve un forte impulso dal pensiero di Jacques Maritain

E’ a tutto il Concilio che Maritain ha reso grazie, con Il Contadino della Garonna, prima delle critiche espresse a proposito di possibili deviazioni nelle applicazioni pratiche dei risultati raggiunti, critiche che aprivano implicitamente al futuro dibattito sull’ermeneutica conciliare. In realtà per Maritain il Concilio è stata la realizzazione del suo progetto teologico- umanistico-integrale.
Questo libro compie dunque un’opera di giustizia, rivalutando un filosofo che tanto ha dato alla Chiesa e al Concilio, come ha ricordato Paolo VI consegnandogli il Messaggio agli uomini di pensiero e di scienza, al termine dell’assise conciliare, sul sagrato di San Pietro con queste parole: «la Chiesa vi è riconoscente per il lavoro di tutta la vostra vita >>