“LE PAROLE NELLO SGUARDO”: LA PRIMA PERSONALE DI PITTURA DI CARMINE PISANI

Dall’8 al 10 luglio, il Chiostro del Palazzo di Città di Avigliano ospita la prima personale di pittura di Carmine Pisani, ad un anno dalla sua scomparsa.

«Le Parole nello sguardo è un omaggio a mio fratello», afferma Teodosio Pisani, il fratello dell’artista, «La dedico proprio a lui e a chi come lui, vive questo stato di disagio, e grazie all’operato dell’associazione “Liberamente”, di Avigliano, del quale ne sono il vicepresidente, che si occupa proprio di tali problematiche, molto difficili da affrontare e con strutture sanitarie in giro, molto carenti che tendono soltanto a “custodire” tali ammalati. Il mio è un chiaro segnale per scuotere le coscienze di coloro che vivono accanto a queste problematiche.»

Carmine Pisani, nato d Avigliano il 21 giugno 1963, sesto di sette figli, si diploma con ottimi voti al Liceo Artistico Statale di Melfi nel 1982, ma presto viene affetto da seri problemi mentali, che lo portano ad abbandonare la tela, negli anni ‘85-86, lasciando incompiute molte opere.

Pochi anni di lavoro ma intensi, che hanno lasciato in eredità moltissime opere, talune regalate, altre vendute, altre ancora custodite gelosamente  dalla famiglia. Riguardandole, nella Personale che il fratello Rosuccio ha voluto realizzare con amore e perseveranza, si può scorgere una sorta  di percorso, che Marcello Masi in una sua nota critica definisce “verso la modernità”: “Carmine” – dice- “si è incamminato in diverse strade cercando i ognuna di esse una possibile soluzione di modernità e una strada che dovesse portarlo verso la maturità artistica”.

Le opere realizzate tra la fine degli anni ’70 e la metà degli ’80, come spiega l’artista e amico Vito Masi, sono ricche di realismo magico e ritorno al classicismo; in questi anni Carmine realizza paesaggi e scene rurali d’altri tempi, proprie dei ricordi infantili, e con riferimenti alla pittura postmacchiaioli, ma anche ritratti in posa con personaggi in abiti tradizionali dalle figure e volti semplificati ed espressionistici, quasi derivati dalla fotografia in bianco e nero e dall’immaginario di Tim Burton (volti pallidi con bocche serrate e occhi incavati che ci guardano); colori piatti nelle zone di luce e di ombra. Successivamente i volti raffigurati sono irreali, come maschere colorate tipicamente impressioniste, tra poetica pop e transavanguardia, come il suo autoritratto; piatti superfici cromatiche con successive pennellate vigorose e intense. Tra i lavori ereditati vi sono i suoi schizzi e disegni preparatori, che mostrano il suo modo approfondito e minuzioso di studiare le proporzioni, l’anatomia, l’espressione delle emozioni e i movimenti del corpo. Nel tempo Carmine ha sperimentato varie forme pittoriche e ha affinato gli strumenti con una crescente attenzione per l’astrattismo informale e geometrico.

“Tutte le sue opere – afferma il Prof. Vincenzo Claps – esprimono la capacità di saper spaziare tra contemplatività e gesto concreto. Si percepisce la sua brama di voler scoprire, di denunciare il disagio, di sapersi artista incompiuto ma che vuole maturarsi, incantandosi e incantando”.

Carmine il 31 luglio 2015 muore a Balvano nella struttura presso cui era in cura, lasciando una grande eredità artistica così unica ed enigmatica, ancora tutta da scoprire “Di lui, di questo artista si conosce poco, e, da quello che disponiamo, non sarebbe azzardato immaginarlo, oggi, artista da considerare a pieno titolo nel novero dei pittori lucani” (Vincenzo Claps

Mariassunta Telesca