Il ‘puma’ Emerson, la ‘suçuarana’ di cui aveva bisogno Potenza

“Perché mi chiamano Puma? Forse perché, come la suçuarana, mi muovo felpato e silenzioso in campo, e colpisco – sempre in campo – come lei, all’improvviso, quando meno te lo aspetti”.

Suçuarana. Così in Brasile indicano un tipo d’animale che sin dai tempi dei Maya e degli Azthechi è stato considerato sacro, inviolabile: il puma. 

Non è tanto diverso il destino del ‘puma’ oggi, in Italia, a Potenza. Perché, sì, proprio a Potenza si muove sinuosamente, con passo felpato ed elegantissimo, una suçuarana doc, un puma considerato da tutti, anche qui al Viviani, sacro e intoccabile: Ramos Borges EMERSON. 

Il Palmarès del numero 25 verdeoro, infatti, parla da sé: dall’esordio con il Joinville EC (SC) U19 – squadra della sua città natale nello stato di Santa Catarina in Brasile – fino all’arrivo a Potenza, il Puma ha totalizzato più di 500 presenze e 80 goal. Certo non male – per divertirci con gli eufemismi – per un difensore come Emerson. Eppure, chi avrà avuto il piacere di parlare anche solo per qualche istante con il Puma, si sarà subito reso conto che tutta questa patinata e radiosa carriera non ha minimamente intaccato l’umanità verace, la sobrietà e umiltà del campione. Tutte ‘armi’, queste, che hanno forgiato la tempra dell’uomo, le qualità tecniche – immense – del calciatore:

“Ho iniziato la mia carriera tra i professionisti della squadra della mia città, il Joinville,  – si racconta Emerson – accanto a giocatori del calibro di Renato Abreu. Renato, per esempio, era un fenomeno assoluto nei calci piazzati ma, nonostante questo, dopo ogni allenamento era il primo a fermarsi per ore esercitandosi con le punizioni, per migliorarsi sempre di più. Finiti i tiri in porta, poi, non lasciava mai il campo se non aveva raccolto prima tutti i palloni, per portarli in magazzino. Quando vedi e cresci con questi esempi di atleti e uomini, realizzi che se sono arrivati poi nella loro carriera a essere dei campioni, è grazie a questi valori, umani in primis. Io, a 17 anni, non potevo che tentare di imitarli”.

Oltre all’imitazione e al calco fine a se stesso di altri, Ramos Borges EMERSON ha sviluppato un’etica del lavoro sorprendente, un carisma in campo unico, una leadership naturale che si impone da sola, senza il ricorso ad atteggiamenti autoritari: 

“L’esempio, – si confessa il Puma – quello concreto, senza tante parole, è l’unica vera risorsa per essere realmente dei leader. Come accadde con me da ragazzino, così credo anche oggi valga lo stesso: ai giovani calciatori non faccio mai grandi discorsi, non mi metto mai sul piedistallo del maestro che insegna. Io non sono altro che un loro compagno di squadra. Ma, se proprio dovessi rappresentare un modello di riferimento, allora credo che l’unica strada sia quella della credibilità, dell’esempio fuori e dentro il campo: abnegazione, ascolto, sacrificio e, soprattutto, la gentilezza dei modi, questa grande ‘sconosciuta’ al giorno d’oggi che rende le relazioni sempre più aride”.

La gentilezza e soprattutto la generosità tout court rendono Ramos Borges l’uomo e il calciatore amato in ogni piazza in cui ha illuminato il campo con il suo magico sinistro, dalla serie A a Livorno fino ad oggi, in Lega pro, a Potenza.  

Sulle motivazioni che l’hanno spinto verso Potenza per abbracciare il progetto del Presidente Caiata, Emerson risponde:

“Perché proprio Potenza? Dopo diversi anni passati in squadre di Lega Pro dell’Italia del Nord, ho sentito l’esigenza di tornare al Sud perché il calore, non solo climatico – sorride il Puma -, della gente, l’amore e la passione per il calcio sono la motivazione che rendono il nostro lavoro speciale, unico. Potenza, infatti, forse non climaticamente – ride di gusto il numero 25 rossoblù – ma sportivamente parlando, vive di calcio. Quanto sport e città vivano insieme in un bellissimo connubio lo avverti nell’aria, quando passeggi attraversando il centro storico o entrando in un bar, accolto sempre e da tutti con abbracci e sorrisi. Se giochi nel Potenza con generosità, offrendo tutto te stesso, questa città ti adotta come un figlio e ti fa sentire a casa. Ad oggi sono contento di aver ascoltato le parole di Ciccio (Dettori) ai tempi del Padova e della FeralpiSalò: Potenza è la piazza ideale per chi ama il calcio e lo custodisce non solo come sport, ma come modo di vivere, ovvero con passione, umiltà e generosità”.

Anche Potenza, come gli antichi Maya, può godersi la propria Suçuarana, il Puma Emerson che, con passo sinuoso e mancino fatato, rende ‘sacra’ e intoccabile la domenica al Viviani, per sostenere i colori rossoblù.