Il cielo è sempre più blu: il mondo, oggi, si ferma ad ammirare i mille colori dell’autismo.

«Ma il cielo è sempre più blu». Il noto refrain, stamattina, suscitava speranza. Cantarlo in una partitura tutta mentale, mi infondeva un senso di coraggio, necessario per affrontare l’appuntamento con Guido e Daniela, genitori di Francesco, bimbo di 10 anni, autistico. Guido e Daniela avevano accettato qualche giorno fa il mio invito a essere intervistati, per raccontare la loro esperienza e il tumultuoso percorso che li aveva portati a conoscere la condizione del loro figlio Francesco. 

Sull’uscio di casa, Daniela mi invita gentilmente ad entrare. La sua espressione è dolce e rasserenante: «Accomodiamoci nel salone, così potremo parlare tranquillamente e tenere sott’occhio Francesco nella stanza a fianco».

Nel lungo corridoio una prima porta, appena socchiusa, si apre sulla destra: «Eccolo qui il nostro Francesco – ci presenta il padre Guido aprendo la porta: oggi Fra ha marinato la scuola, sign. Giovanni, perché è un giorno speciale, è il giorno del suo compleanno!». Un mio timidissimo e strozzato “Auguri Francesco”,  non appare minimamente interessare il piccolo ‘Fra’, e giustamente direi: era rimasto lì, assorto nei propri giochi, non curandosi di quel seccatore, special guest inatteso, piombato all’improvviso nella sua casa. Riaccostata la porta della cameretta di Francesco, arriviamo infine nel salone. I convenevoli del caso mitigano inizialmente i reciproci imbarazzi: i miei, dovuti alla difficoltà di introdurre il discorso riguardo al delicato vissuto di Guido e Daniela; dall’altra parte, l’imbarazzo di Guido e Daniela, consci, forse, del mio faticoso tentativo di districarmi. In quell’impasse emotivo in cui mi trovo impigliato, mi viene in soccorso proprio lui, Francesco. Aprendo la porta del salone, risoluto mi porge un foglio a righe e dice: «Signor Giovanni Caporale, ho capito che sei qui per me. Ecco quello che ti serve per il tuo articolo. Oggi è il mio compleanno, lo sai?». Sono letteralmente impietrito e inebetito: entrando prima nella sua cameretta avevo creduto fosse disinteressato, ‘disconnesso dalla realtà’ – come il facile cliché impone se si parla di autistici. Invece era assorto, sì, certo, ma nel compito di scrivere di sé, per me.

«Leggi, leggi – mi sollecita Francesco – così mamma e papà non soffrono». Afferro, tremolante, il foglio ben piegato in due e cerco lo sguardo di Guido e Daniela che, però, è tutto per Francesco, tutto già umido di lacrime a stento contenute.

«Ottimo, Francesco, leggiamo», riesco a pronunciare con studiata baldanza.

“LETTERA DA PARTE DI FRANCESCO – STUDENTE DI DIECI ANNI”

CIAO A TUTTI, MI CHIAMO FRANCESCO OGGI COMPIO DIECI ANNI E SONO AUTISTICO.NON HO PAURA DI UTILIZZARE QUESTA PAROLA PER PRESENTARMI PERCHE’ AUTISTICO SIGNIFICA TANTE COSE E IO LE SONO UN PO’ TUTTE. POI HO SCOPERTO CHE ESSERLO TI FA DIVENTARE FAMOSO: HO SENTITO MAMMA E PAPÀ DIRE CHE UN GIORNALISTA VUOLE SAPERE DI ME! IO SONO CURIOSO, FACCIO SEMPRE TANTE DOMANDE, A TUTTI. IO SONO AFFIDABILE, NON MI DIMENTICHERÒ MAI LA DATA DEL TUO COMPLEANNO SE ME LA DICI. IO SONO SENSIBILE, STO MALE SE TU STAI MALE, SONO FELICE SE TU SEI FELICE. IO SONO SELETTIVO, HO BISOGNO DI SAPERE TUTTI GLI INGREDIENTI CHE CI SONO SULLA PIZZA PRIMA DI POTERLA MANGIARE: SE CI SONO LE CIPOLLE NON LA ASSAGGERÒ MAI, E NEANCHE SE CI SONO I PEPERONI O ALTRI CONDIMENTI VERDI. NON SOPPORTO IL VERDE. IO SONO SPIRITOSO, CONOSCO PIÙ DI CENTO BARZELLETTE, TE NE POSSO RACCONTARE UNA SE TI VA. IO SONO PROFONDO, RAGIONO MOLTISSIMO DENTRO DI ME E RAGIONO SU TUTTO. A VOLTE PENSO TALMENTE TANTO CHE HO VOGLIA DI SPEGNERMI PER UN PO’, MA NON HO ANCORA SCOPERTO COME SI FA. IO SONO UNO SCOUT, ADORO LA NATURA, LE REGOLE DEL BRANCO E SOPRATTUTTO DORMIRE FUORI CASA INSIEME AGLI ALTRI LUPETTI E SENZA MAMMA E PAPÀ. IO SONO UNO STUDENTE, SCRIVO TESTI BELLISSIMI, RACCONTO STORIE PIENE DI MOSTRI, NON RIESCO A RICORDARE LE TABELLINE, LA MIA GRAFIA FA SCHIFO, CONOSCO A MEMORIA LA TASTIERA DEL PC E I NOMI DEI DINOSAURI. IO SONO UN FRATELLO MAGGIORE E FAREI DI TUTTO PER PROTEGGERE LA MIA SORELLINA. IO SONO UN FIGLIO E MI ACCORGO SUBITO QUANDO MAMMA È ARRABBIATA O QUANDO PAPA’ HA AVUTO UNA BELLA GIORNATA AL LAVORO. IO SEMPLICEMENTE SONO ME STESSO. A VOLTE STARE CON ME NON È FACILE, A VOLTE ESSERE ME NON È FACILE.

IO SONO FELICE PERCHÈ OGGI È IL MIO COMPLEANNO E HO TANTI SOGNI NELLA TESTA: VORREI AVERE 3 FIGLI, LAVORARE IN UNO ZOO, CONOSCERE LOREDANA BERTÈ, ABITARE IN VIA VIENNA E AVERE COME VICINI DI CASA I MIEI GENITORI, IN MODO DA POTER ANDARE OGNI TANTO DA LORO.SONO SICURO CHE SE INCONTRERÒ DELLE PERSONE GENTILI E PAZIENTI CON ME POTRÒ CONTINUARE A SOGNARE ED ESSERE FELICE COME LO SONO OGGI. SPERIAMO CHE LA TORTA SIA AL CIOCCOLATO. TI POSSO RACCONTARE UNA BARZELLETTA?

CIAO DA FRANCESCO

«Signor Giovanni, Va bene per il tuo articolo?» – mi chiede sorridendo Francesco. Ancora intontito dalla valanga emotiva che mi ha appena investito, combatto la voglia di abbracciarlo forte e rispondo: «Non va bene Fra, va benissimo». «Solo per questa volta – mi fa Francesco – ti lascio chiamarmi Fra: solo mamma e papà possono farlo. Ciao!». Risate fragorose – mie, di Guido e Daniela – accompagnano l’uscita di scena di Francesco e suggellano in maniera insperata il nostro incontro.

Mi ritrovo nuovamente in strada, tra i mille suoni della city e non riesce ad uscirmi dalla testa quella frase: “SONO SICURO CHE SE INCONTRERÒ DELLE PERSONE GENTILI E PAZIENTI CON ME POTRÒ CONTINUARE A SOGNARE ED ESSERE FELICE COME LO SONO OGGI”.

Camminando, torno a “canticchiarlo”, il cielo, e poi lo guardo. Per la famiglia di Francesco come per le altre 600.000 in Italia, il cielo può essere davvero, sempre, più blu.