La Fondazione Madre Teresa di Calcutta: quando la carità si fa pratica

La Fondazione Madre Teresa di Calcutta, sorta nel 2008 presso il Convento dei Frati Cappuccini di Montecorvino Rovella, è una costola della Parrocchia di Santa Maria del Sepolcro di Potenza.

Caratterizzata dall’impegno caritativo verso gli ultimi, essa è nata dall’iniziativa di un gruppo di volontari che, guidati da padre Pietro Anastasio prima e attualmente da padre Alberto Rosciano, ha deciso di intraprendere e promuovere una concreta azione di accoglienza di tutti coloro che vivono in condizioni di indigenza e di solitudine materiale e psicologica, compresi coloro che rappresentano le nuove povertà della nostra società (persone abbandonate, divorziati senza sostegno economico, pensionati).

L’insistito richiamo di Papa Francesco a non dimenticare che ogni aiuto ai poveri, anche se minimo, è una priorità ineludibile nella vita e per la coscienza di ogni uomo, soprattutto se cristiano, è stato accolto dai volontari della Fondazione come ulteriore spinta alla loro vocazione, spontanea e autentica, all’accoglienza e all’assistenza dei deboli e degli indifesi.

Tutte le forme di povertà, infatti, denunciano mancanza di difesa a causa dell’abbandono e dell’isolamento, fenomeni prodotti anche dall’egoismo e dall’individualismo esasperato di chi non vuole vedere e preferisce, come ripeteva don Tonino Bello, “stare a guardare alla finestra”.Affermazione alla quale è possibile aggiungere quanto precisava la Santa dei poveri, Madre Teresa, alla quale la Fondazione è intitolata : «Se si vuole salire in cielo, bisogna scendere fino a chi soffre e dare una mano al povero».

L’organizzazione delle forme di solidarietà realizzate dalla Fondazione potentina si articola in due strutture di accoglienza: Casa don Tonino Bello, con sede in via di Giura, n.73 e Casa Francesco e Chiara, presso la Chiesa di Santa Maria Sepolcro, piazzale A. Moro, n.14.

La scelta dell’intitolazione delle Case è quanto mai adeguata allo spirito al quale esse ispirano le loro azioni concrete e le loro alte finalità sociali e spirituali.

La povertà è il marchio distintivo della vita e dell’opera di Francesco e Chiara, è parola che, da sola, basta per comprendere l’immenso fiume di grazia che da otto secoli riversa le sue acque fecondatrici in tutto il mondo. Alla povertà don Tonino Bello raccomanda di improntare il corso della vita di ogni uomo, «passando dai crinali dell’ascolto e delle emozioni sui crinali scoscesi della prassi. I poveri sono il luogo teologico dove Dio si manifesta e il roveto ardente e incommensurabile da cui Egli ci parla».

Motivati e sostenuti da questi luminosi esempi di vita, così espliciti e radicali, i volontari della Fondazioni sono scesi in campo e hanno dato forma sempre più consistente a quella che, a buon diritto, si può considerare una vera missione. La Casa di Accoglienza don Tonino Bello, nata come luogo di prima accoglienza, ospita migranti e tutti coloro che si trovano senza alloggio e fissa dimora. Nutrito è anche il numero di siriani, riusciti a fuggire dal devastante flagello della guerra.

Nella struttura è presente una mensa solidale, nella quale vengono distribuiti gratuitamente i pasti del pranzo e della cena; unica condizione è il preavviso, necessario per l’organizzazione e per evitare gli sprechi. Vi operano oltre cinquanta volontari per assicurare non solo la quotidianità ma anche la qualità del servizio prestato.

È importante ricordare che non è stato trascurato di affiancare agli aspetti meramente pratici relativi all’immediato sostegno, un progetto di inclusione degli ospiti che, collaborando in vario modo alla realizzazione di tutti gli impegni assunti dalla Fondazione, sono posti nella condizione di stabilire rapporti di amicizia e di socializzazione nelle nuova realtà nella quale sono accolti. La realizzazione di questo progetto è assicurata dall’accoglienza tout court, senza distinzioni di provenienza culturale, di estrazione sociale, di credo religioso.

Da segnalare altresì l’attenzione riservata anche all’istruzione, soprattutto dei migranti. Nella Casa funziona con regolarità una scuola che si occupa dell’insegnamento della lingua italiana, dell’informatica e delle norme per ottenere la patente di guida.

La Casa Francesco e Chiara, sita accanto alla Chiesa di Santa Maria, è un luogo di accoglienza prolungata, che attualmente ospita nei piani superiori famiglie siriane e alcune donne con bambini, la cui vita, segnata da varie esperienze (violenze di ogni genere e guerre), sarebbe inevitabilmente condannata al totale abbandono. Al piano terra della struttura, poi, sono stati allestiti un dormitorio e un bagno-doccia per coloro che sono in una situazione temporanea di bisogno.

Per tutta questa opera caritativa di così grande rilievo sociale nelle comunità potentina, è doveroso tributare un sentito ringraziamento a coloro che hanno ideato e realizzato un progetto tanto nobile e oneroso. Non deve essersi trattato di una decisione semplice e, proprio per questo, non basta l’ammirazione. Come per ogni volontario, dovrebbe essere auspicabile quell’effetto sliding doors che marca la separazione tra un prima e un dopo, tra l’impegno e l’indifferenza. Momento che cambia la vita e che può segnare una rinascita.