Scambio epistolare tra me e Francesco Peralta, un mio collega di Brescia, dopo la lettura del mio ultimo diario di pandemia da Bergamo

Francesco

Ciao Angela. Ho letto. Che dire? Sì, Ok, carino, scritto bene…C’è nostalgia, c’è voglia di tornare alla normalità, c’è la bellezza dei posti di Bergamo, c’è l’omaggio alla città, c’è persino apertura a ciò che non si condivide nell’accezione originaria del termine. Però, sai cosa, cara Angela… Al momento c’è un’unica cosa che offusca tutto: la malinconia. Può essere nata dalla rassegnazione, dall’impotenza, dal distacco fisico e mentale nei confronti di tutti gli altri che non ci stanno più attorno, dall’inconscia non accettazione di noi stessi e delle nostre abitudini al momento accantonate da mille cose. E questa malinconia è lì, c’è, e ci rende tutti uguali e nello stesso tempo diversi. Io cerco gli altri e li respingo, parlo e sto zitto, sono sveglio e dormo. Faccio una cosa e il suo opposto. Ti leggo e non ti capisco, ti capisco e non faccio mio il tuo pensiero, ti parlo e non mi ascolti, mi ascolti e non mi senti per come vorrei, per come vorresti. Stiamo in un momento che ci impedisce di dedicarci a noi, cioè io a te e tu a me. Deve passare questo tempo per avere tempo. Non è vero che ne abbiamo quanto ne vogliamo, abbiamo solo la sua rappresentazione e la sua parvenza. Cara Angela, ciò che voglio dirti è che al momento, in realtà, non sto esistendo. Il barlume di Francesco che si intravede nell’ombra ti dice che il tuo pezzo è piacevole da leggere e pieno di buona volontà ma se vuoi un pensiero più obiettivo, devi aspettare che la non-vita torni ad essere vita. Aspetta un po’ e vedrai che sarò capace di cogliere nuove riflessioni e, perché no, spunti dal e nel tuo articolo…nel frattempo continuo a cercare me stesso qua e là negli angoli di queste quattro mura.

Angela

Heidegger, grande esistenzialista, affermava che l’uomo esiste soltanto nel concetto. In questa fase della nostra esistenza come non dargli ragione, caro Francesco. Ci siamo conosciuti in veste di specializzandi presso l’Università di Bergamo e il tuo ricordo mi è rimasto indelebile. Come dimenticare la tua umanità, il tuo altruismo, il tuo pronto intervento ogniqualvolta smanettavo i tasti del PC per inserire il frontespizio e l’indice della mia tesina. Il nostro sacrificio: lavorare a scuola e frequentare l’Università allo stesso t

empo, aveva reso me, te e gli altri specializzandi una’unica famiglia accomunata dal rispetto sincero per il prossimo. L’uomo, oggigiorno, è travolto dal vortice del progresso, dal desiderio di sopraffazione e raramente entra in contatto con quel rispetto sincero che noi abbiamo sperimentato. Ebbene Francesco, se l’uomo non riscopre questo valore è meglio che continui ad esistere nel concetto, a dare soltanto una parvenza di sé. Tu sei confuso, come tutti noi, in questo periodo, ma ritroverai te stesso, me e gli altri esseri umani non appena il tempo ci permetterà di incontrarci. Il virus non farà nessun miracolo su di te, tu eri già un miracolo in questo mondo fatto di apparenze, mi auguro che operi sugli altri esseri umani che non hanno mai conosciuto o saputo coltivare il nostro valore: l’amicizia disinteressata.