La comunicazione è uomo o donna?

Può sembrare una domanda da “sesso degli angeli”, ma dal momento che una delle pubblicazioni più diffuse del settore si intitola “Uomini Comunicazione”, la curiosità è legittima.
Se si scorrono i 14.218 nomi presenti nella guida 2009 si scopre che le donne sono circa il 40%. E dato che la guida contiene anche molte cariche come presidenti e direttori generali, se ne deduce che le “Donne Comunicazione” costituiscono in realtà più del 50% dei nominativi presenti.
Questo dato è  d’altra parte in linea con il trend delle immatricolazioni alla facoltà di Scienze della Comunicazione. In Italia, negli ultimi 6 anni, le donne iscritte a Scienze della Comunicazione sono passate dal 57% al 61% rispetto al totale degli iscritti. Analogamente sarebbe da aggiornare la testata “Uomini e Profeti”, una rubrica radiofonica che si occupa da anni di argomenti religiosi e spirituali, curata tra l’altro da una bravissima conduttrice. Contrariamente al titolo però i protagonisti delle puntate non sono solo uomini. Si parla spesso e volentieri anche di grandi donne, mistiche o filosofe, come ad esempio Simone Veil, Hannah Arendt, Etty Hillesum e così via, ma anche, andando più indietro nel tempo, di Maria di Nazareth, Maria Maddalena… Nonostante l’approccio per molti versi originale e anticonformista della trasmissione, sorprende molto la scelta di un titolo in fondo così “maschilista”.
La sostanza non cambia nel terzo ed ultimo esempio che proviene da Radio24, un’altra prestigiosa testata radiofonica della Confindustria, “Il Riposo del Guerriero”; è una svista o forse è l’ammissione, senza finta retorica, che tanto si sa a chi toccherà nel weekend preparare il pranzo allo stanco guerriero e magari lavare anche i piatti?

Considerato quindi che in futuro la Comunicazione sarà ancora più “Donna” di quanto non lo sia già ora, non sarà il caso di cominciare ad aggiornare il titolo delle pubblicazioni?