Santarsiero e la coda di Ciucci

Ciucci in coda

Il presidente dell’Anas Pietro Ciucci ha espresso soddisfazione per l’apertura di tre nuovi tratti dell’A3 Salerno-Reggio Calabria. Tutto ciò mentre la pazienza degli utenti dell’arteria si squaglia al sole che picchia impietoso sui tanti, troppi chilometri di coda. Tra gli interventi critici sul disagio agli automobilisti si registra la dura presa di posizione del sindaco di Potenza, Vito Santarsiero, che usa termini espliciti, definendo l’A3 “una strada da terzo mondo”. Santarsiero, che è anche presidente dell’Anci lucana, pone l’accento sulla mancanza di un programma di sviluppo e lamenta un sostanziale abbandono delle regioni meridionali. Le affermazioni del sindaco del capoluogo regionale lucano diventano perentorie quando si riferiscono alle sofferenze per il turismo. Questo stato di cose, di fatto, scoraggia i viaggiatori che devono percorrere l’arteria costretti a frequenti interruzioni e a code chilometriche che si risolvono in un danno ingente per l’economia delle località attraversate dall’arteria.

Di tutt’altro avviso, il massimo esponente dell’Anas che replica piccato al primo cittadino potentino. L’invito di Ciucci a Santarsiero è quello di “provare per credere” nella convinzione che, quanto affermato dall’amministratore lucano, non risulta essere stato riscontrato dall’Anas. Come dire: niente code, nessun disagio. Le testimonianze della gente al limite della sopportazione, però, costituiscono un dato certo. Probabilmente il presidente dell’azienda strade ha visto un altro film. Da queste parti, una volta, al tempo delle sane e mai dimenticate mulattiere, rivolgendosi ad una persona che reclamava lamentando qualcosa, si diceva ironicamente: “Raglia ciucc’ mio che mo’ ven’ la paglia”. Sono trascorsi due secoli e di strada, sostanzialmente, non è stata fatta molta. In conclusione non è successo nulla e niente cambierà. In quest’estate da bollino rosso, un plauso va a Santarsiero, per la sua tirata d’orecchie (da mercante) a Ciucci. Salvo, poi, verificare, sfogliando il  grande libro della saggezza popolare, che “A lavà a cap au ciucc’ s’ perd’ tempo, acqua e sapone”.