I polli di Trilussa

“…  Me spiego: da li conti che se fanno –  seconno le statistiche d’adesso  –  risurta che te tocca un pollo all’anno:  –  e, se nun entra nelle spese tue, –  t’entra ne la statistica lo stesso –  perch’è c’è un antro che ne magna due”.
Così scriveva Trilussa, noto poeta romanesco (1871 –1950), nella sua famosa poesia “La Statistica. E, per la verità, a leggere il Supplemento n. 67 al Bollettino Statistico della Banca d’Italia del 20 dicembre 2010 non sembra che le cose siano molto discoste da quanto ironicamente riportavano i versi tratti dalla citata poesia riguardo ai polli.
Alla fine del 2009 la ricchezza lorda delle famiglie italiane è stimabile in circa 9.448 miliardi di euro, quella netta a 8.600 miliardi, corrispondenti a circa 350 mila euro in media per famiglia.” (cfr Suppl. 67 Boll Stat B.I.)
Dunque, parlando di ricchezza netta, “cioè la somma di attività reali (abitazioni, terreni, ecc.) e di attività finanziarie (depositi, titoli, azioni, ecc.), al netto delle passività finanziarie (mutui, prestiti personali, ecc.)”, 350 mila euro netti a famiglia è una cifra del tutto ragguardevole.
Si sa, però, che la media è un dato non sempre significativo o addirittura fuorviante se non si sa esattamente su quale base è calcolata, con quale criterio è definita e se non è integrata da altre informazioni, prima fra tutti la distribuzione intorno alla media.
E difatti, sempre nel citato Supplemento 67 al Bollettino Statistico della Banca d’Italia si legge che “La distribuzione della ricchezza è caratterizzata da un elevato grado di concentrazione: molte famiglie detengono livelli modesti o nulli di ricchezza; all’opposto, poche famiglie dispongono di una ricchezza elevata.” Pressappoco i polli di Trilussa di cui sopra. Inoltre, proseguendo nella lettura, “alla fine del 2008 la metà più povera delle famiglie italiane deteneva il 10 per cento della ricchezza totale, mentre il 10 per cento più ricco deteneva quasi il 45 per cento della ricchezza complessiva”.
Con l’aiuto della calcolatrice e senza pretesa di rigore si può comunque trovare lo spunto per qualche riflessione. 8600 miliardi diviso 350.000 fa 24.571, cioè l’insieme delle famiglie consumatrici e delle famiglie produttrici oggetto di analisi. Metà delle quali (12.285) detiene ricchezza per 4.300 miliardi di euro, che in media fanno 35.000 euro. Questa è la situazione media della metà delle famiglie italiane. Situazione media che include, ovviamente, famiglie con patrimoni ben più esigui.  Il 10% delle famiglie (2457) detiene il 45% della ricchezza netta totale, cioè 3870 miliardi di euro. Mediamente, dunque, un patrimonio netto di euro 1.575.000. E anche qui, a voler approfondire, vi sono all’interno della categoria patrimoni ben più cospicui.
Alla luce di queste semplici considerazioni e in tempi di crisi conclamata, i polli di Trilussa fanno sorridere un po’ meno, soprattutto in considerazione del fatto che presumibilmente la ricchezza necessaria per avviare l’affrancarci dal debito ci sarebbe e che chiedere il pollo a chi non ce l’ha fa un tantino indignare.
Inoltre, se si aggiunge che questi dati sono riferiti alle famiglie, escludendo dunque dal computo società commerciali che sono spesso intestatarie di beni il cui possesso e godimento è comunque privilegio di alcuni, le ricchezze di cui dispongono alcune famiglie sono ancora maggiori di quelle che potrebbero desumersi dalle statistiche.