“Corto e mal cavat”: Avigliano la Clermont-Ferrand lucana

Un gruppetto di “giovani sognatori”, come amano definirsi, di una cittadella lucana, Avigliano, appartenenti all’associazione Colacatascia, ignari delle fatiche che li attendevano, qualche anno fa decisero di creare un evento cinematografico, oggi di respiro nazionale e internazionale. Corto e mal cavat (italianizzazione del detto locale con cui si usava indicare una persona di bassa statura ma furba e peperina, per similitudine ai cavatelli corti e “cavati” male, quindi di difficile cottura e non facilmente digeribili) è il nome proprio di questa manifestazione che ha per oggetto il cortometraggio: uno short film, appunto, il cui nome deriva dalla lunghezza della pellicola, definita “metraggio” nel linguaggio cinematografico.

«L’idea di questo concorso nasce nel 2004 per dare ai giovani registi una vetrina», afferma Roberto Ranaldi, presidente dell’associazione, il cui nome è il termine dialettale che indica la “lucciola”, un animale che vive nei posti meno inquinati e brilla nel buio, proprio come le iniziative proposte, mirate a mettere in luce svariati aspetti della vita sociale.

“Corto e mal cavat”, nelle prime edizioni aveva interessato soprattutto gli amanti del cinema locale e regionale, rappresentava un modo per giovani artisti e dilettanti locali di mettersi in gioco e riflettere su diversi temi, con ironia e sarcasmo; il grande successo ottenuto ha spinto ad ambire a qualcosa di più. Così dal 2012 si è creato un vero e proprio contest indirizzato a tutti i filmmaker italiani e stranieri che avessero realizzato un prodotto video non superiore a 20 minuti, con tema libero.

Spunti sull’Italia contemporanea sono stati offerti nella quinta edizione di “Corto e mal cavat”, dove il podio è spettato a due diversi racconti dell’odierna società: A questo punto, di Antonio Losito, con Pietro De Silva e Patrizia Loreti, primo classificato, è una commedia dall’umorismo nero, che vuole esorcizzare il periodo di crisi che stiamo vivendo, facendo emergere un costume nostrano e un’attitudine all’imbroglio e al malaffare, che rende noti gli italiani, e Thriller, per la  regia di Giuseppe Marco Albano, il quale, partendo dalle problematiche legate all’Ilva di Taranto, ha utilizzato il sogno di un adolescente, che vive a suo modo questa situazione, per mostrare le due facce della medaglia di una realtà così complessa, ossia la necessità di creare e conservare posti di lavoro, che però conducono alla morte, e, quindi, i lavoratori a essere un po’ come gli zombie di thriller, volendo fare un analogia con la passione di Michele per Michael Jackson.

Corto e mal cavat, dunque, è un’occasione importante per gli amanti del cinema che cerca di far nascere delle competenze e aumentare la cultura cinematografica nel nostro territorio.

Ulteriori informazioni nell’edizione cartacea de Il Lucano Magazine.