“Nessuno da salutare” il secondo romanzo di Dino Rosa

Dino Rosa, giornalista e scrittore potentino, è al suo secondo romanzo. Dopo il successo di “Cercando la vita” (vincitore nel 2011 del Premio Letterario Basilicata sezione autore lucani e del Premio Torre Petrosa 2013) torna a scrivere per raccontare il drammatico percorso della dipendenza da sostanze stupefacenti e della fragilità degli ad11178585_10205564392902610_760414814_nolescenti. è questo il tema del suo nuovo romanzo “Nessuno da Salutare” pubblicato con Valentina Porfidio editore e presentato il giorno 13 aprile nel Teatro Stabile di Potenza.
Alla presentazione moderata dalla giornalista Nicoletta Altomonte, sono intervenuti, oltre l’autore, il Presidente della Regione Marcello Pittella, il sindaco di Potenza Dario De Luca, il fondatore della proloco del capoluogo Roberto Falotico, il presidente del centro polifunzionale integrato “Potenza città sociale” Mimmo Maggi, la psicologa Ada Nubile, il caporedattore del Tg3 Oreste Lopomo e Marina Pecoriello, vittima della tossicodipendenza.

La prosa di Rosa ha coinvolto l’attenta e numerosa platea. Uomini di cultura, esperti politici e giornalisti hanno approfondito la tematica del libro: l’incapacità dei giovani di affrontare le sfide della vita, ricorrendo il più delle11185637_10205564392782607_1897013950_n volte alla droga, un espediente illusorio, devastante e pericoloso che garantisce una fuga dalle frustazioni immediate, ma anche l’inevitabile sbocco nelle dipendenze.

Chi è Dino Rosa?
E’ un uomo di quarantanni che ha sempre amato tradurre le proprie emozioni in un tratto di penna, perchè soltanto se scritte su di un foglio queste emozioni, possono essere arginate e gestite. Se ne rese conto quando un marasma di pensieri viveva nel suo animo e ha cercato a metterli per iscritto per vederli in un quadro d’insieme che li rendesse confinabili.

Com’è nata la passione per la scrittura?
Ho cominciato a scrivere quando una mia amica, alla quale confidavo le mie emozioni, mi ha proposto di mettere nero su bianco quello che le dicevo. In verità ho sempre, fin da piccolo, ritenuto più facile tradurre i miei pensieri in scrittura piuttosto che esporli oralmente.

Qual’è il legame tra “Cercando la vita” e “Nessuno da salutare”?
Il legame tra i due libri potrebbe rinvenirsi nel fatto che entrambi gettano una luce su un mondo che spesso si preferisce ignorare. É di gran lunga più facile voltarsi dall’altra parte rispetto a situazioni limite puttosto che fermarsi a guardarle in faccia, capirne i risvolti, sondarne le ripercussioni. La malattia (qualunque essa sia) incute timore negli altri e spesso si preferisce voltarsi dall’altra parte nella convinzione che non guardando scompaia.

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