La Madonna del Carmine e i Cinti Patrimonio Culturale Intangibile

La devozione per la Madonna del Carmine è talmente sentita dal popolo lucano che l‘Istituto Centrale per la DemoEtnoAntropologia ha riconosciuto l’evento quale Patrimonio immateriale d’Italia. Per tale ragione l’Ufficio Turismo e attività produttive del Comune di Avigliano, in collaborazione con l’Assessorato alla promozione e valorizzazione del territorio e l’Associazione di Promozione Sociale “Terra”, ha dato il via a un progetto di salvaguardia, rivalutazione e potenziamento di tale tradizione, attraverso la costituzione di un laboratorio pcintiermanente per l’acquisizione delle tecniche costruttive dei cinti e per il contestuale studio storiografico sulle loro origini. Il progetto – spiega l’Assessore Vito Lucia in una nota stampa – nasce dall’invito della Regione Basilicata a istituire l’Elenco rappresentativo del Patrimonio culturale intangibile della Basilicata, da tutelare e valorizzare, a cui il Comune di Avigliano ha candidato, tra altre manifestazioni, “La Madonna del Carmine e i cinti di Avigliano”, ottenendone il riconoscimento e il finanziamento.

I cinti, infatti, rappresentano il più alto momento di devozione per la Vergine Maria, la più completa sintesi della fede, della tradizione, dell’artigianato, dell’arte e dell’estro creativo della comunità aviglianese, che purtroppo rischia di andare irrimediabilmente perduto, perché le tecniche di costruzione sono ormai note alla sola famiglia Rizzi, la cui tradizione è oggi portata avanti da Donato. Il laboratorio Rizzi si è, così, trasformato in bottega, dove poter apprendere questa secolare tecnica artistica e artigianale, unica nel suo genere: sebbene vi sia traccia di cinti in molti riti religiosi meridionali, quelli di Avigliano presentano un unicum, non solo per la Basilicata.
Tanti sono, infatti, gli oggetti votivi legati alla pietà popolare, che si ritrovano nelle feste religiose, soprattutto del Sud Italia, come “i gigli” di Nola, “le cinte” cilentane o le “cente” di Pietrapertosa e Accettura, da cui probabilmente derivano i cinti aviglianesi, dei quali non si hanno notizie storiche e riscontri scritti, bensì racconti tramandati oralmente che affondano le radici già nel 1700, (contemporaneamente alla diffusione del culto della Madonna del Carmine, che fu proclamata protettrice di Avigliano nel settembre 1696).

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