Tra fiction e realtà, il treno dei desideri di Vinicio Capossela si è fermato anche in Basilicata

Da alcuni anni, il cantautore di origine irpina Vinicio Capossela (nato ad Hannover, Germania, da padre di Calitri e madre di Andretta) è direttore artistico dello “SponzFest”, ossia un contenitore da lui ideato, misto di spettacolo, cultura, tradizione e … riflessione.
Quest’anno, 2016, dopo anni di chiusura, grazie all’intercessione dell’ing. Pietro Mitrione, ex dipendente delle Ferrovie di Stato, che da anni ha trasformato l’accorata istanza di riapertura in momento didattico, nelle scuole di Campania e Basilicata, è stata finalmente riaperta per esigenze turistiche e di spettacolo la tratta ferroviaria Rocchetta S. Antonio- Avellino, che dal 22 al 28 agosto è stata percorsa da un treno letterario con ben dieci vagoni, a bordo del quale vi erano personaggi altisonanti dello spettacolo come Ascanio Celestini, che ha recitato “Letture di 3^ classe” da Giustino Fortunato e Gianni Rodari.
Il primo viaggio della “serie speciale” ha toccato anche la Basilicata, con una breve fermata intermedia alla piccola, ma graziosa stazione di San Tommaso del Piano (in agro di Ruvo del Monte), rimessa a nuovo per l’occasione: una volta punto di partenza vera per i nostri emigrati con la classica valigia di cartone e la mappatella (metafore eloquenti di povertà, miseria e abbandono delle terre del “pauperismo”).

Lo SponzFest di Vinicio Capossela è un laboratorio scenico, ma anche un work in progress, dove poter sperimentare nuove contaminazioni musicali, innestato sulla nostalgia per le vecchie tradizioni, sui ricordi d’infanzia come quelli evocanti gli sposalizi e l’emigrazione. <> dice a proposito Capossela, che poi precisa : <> Tutto il repertorio musicale di Vinicio Capossela, tra cui “Le canzoni della cupa”, attinge a piene mani ai ricordi personali, familiari e collettivi. Tuttavia, sottotraccia non mancano i messaggi politici di denuncia verso chi intende il Mezzogiorno d’Italia solo come miniera da sfruttare e marginalizzare, fino a trasformarlo in una dependance del ricco Nord. Capossela, in buona sostanza, sembra agire come un capopopolo che cerca di ravvivare le vecchie tradizioni, non solo irpine, e mantenere viva la memoria storica del suo popolo d’origine. Questo personaggio dalla strana identità, metà guru e metà profeta, ma anche un po’ guascone, ha fatto della contaminatio la sua cifra stilistica: nelle sue performances, infatti, sacro e profano vanno a braccetto senza soluzione di continuità, fondendosi l’uno nell’altro in una Mischung: un amalgama che è la summa delle sue geniali stravaganze. Cosicché, il giorno 22 agosto, per celebrare la riapertura pro tempore della ferrovia, alla stazione di Conza della Campania- Andretta- Cairano, davanti ad una vecchia trebbia degli anni ’60, il “capobanda” Capossela, con un gruppo di “banditi-briganti” ha compiuto un “assalto” in stile western al treno letterario, pieno di viaggiatori muniti di regolare biglietto di viaggio emesso da Trenitalia), dove, tra gli altri, oltre ad Ascanio Celestini, sedevano la giornalista svizzera Natascia Lucenti, lo scrittore Paolo Rumiz, che andava a presentare il suo libro “Appia”, Victoria Fante ( figlia del famoso John Fante) gli Arizona Dream (banda di ottoni serbi a piede libero) dal festival di Guca, Mariangela Capossela, sorella del “regista” dello SponzFest, politici regionali e locali, oltre ad alti funzionari delle ferrovie.
Il ricco programma ha previsto una settimana densa di eventi e manifestazioni: reading letterari, mostre fotografiche, proiezione di docu-film come “Il cammino dell’Appia antica” di Alessandro Scilitani, e “Polvere nera, polvere di carbone”, di Michele D’Onghia ed Elvira A. Miele, documento sull’emigrazione nelle miniere belghe, a cui è seguito un dibattito sul libro “Quando la vita valeva meno del carbone”, di Toni Ricciardi, al quale hanno partecipato Mariangela Capossela e il giornalista Generoso Picone de “Il mattino”.
Elencare tutto l’organigramma dello SponzFest è impresa ardua, ma in ultima analisi si può affermare che la parola “polvere” è stata il leit-motiv principale di tutte le esibizioni messe in campo nei Comuni dell’Alta Irpinia coinvolti nel programma. Infatti, tra i titoli leggiamo: “La polvere del cammino”, “Chiedi alla polvere”, “Polvere di Fata”, “Polvere di stelle” etc. Si tratta di chiara allusione biblica, ma soprattutto di omaggio a John Fante, idolo letterario di Vinicio Capossela, che è presente anche nel nuovo doppio album “Le canzoni della cupa” diviso appunto in due sezioni: “Polvere” e “Ombre”, <> come le ha definite filosoficamente il noto cantautore irpino, nato tedesco, ma cresciuto in Emilia Romagna, più volte vincitore del Premio Luigi Tenco, scoperto da Francesco Guccini e consegnato alla gloria nazionale.
Nel concerto del 27 agosto, oltre a Giovanna Marini, mostro sacro della canzone folk, che è una sorta di “mentore” del maestro Capossela, a sorpresa è comparso il grande Gianni Morandi, big della canzone italiana: una presenza che ha moltiplicato a dismisura il numero di spettatori paganti nello stadio comunale di Calitri, divenuto piccolo per l’evento, a beneficio della cassa. E siccome c’era stato il terremoto nel Centro-Italia, pochi giorni prima, il regista e ideatore dello SponzFest, l’uomo buono della canzone italiana, ha voluto dare un esempio tangibile della sua solidarietà, devolvendo l’incasso a favore dei terremotati. Bravo, Vinicio, che il sottoscritto ha avuto il piacere di conoscere personalmente, a Ruvo del Monte, nel 2014, mentre in incognito assisteva ad uno spettacolo folk nell’anfiteatro. Mi chiese informazioni sulla Torre Angioina e lo condussi sul posto. Sprezzante del pericolo di crolli, entrò dentro al vecchio, mastodontico monumento e scattò foto a destra e a manca. Idem fece nel cortile del castello poco distante. Fu molto felice quando lo portai sul belvedere che, attraverso il romanzo “Streets of Gold” di Ed Mac Bein (romanziere americano di origini ruvesi), ispirò, nel 1963, Alfred Hitchcock per il suo famoso film “Gli uccelli”. Quando ci salutammo, per autografo mi disegnò la torre con i corvi che le giravano intorno. Questa volta mi ha disegnato … il treno. Sì, il treno dei desideri, visto che l’impopolare “riforma dei rami secchi” operata dalle Ferrovie dello Stato alcuni anni fa, dopo la privatizzazione, ha decretato il classico “de profundis” per le tratte poco remunerative.
Quindi, non ci resta che scendere con i piedi per terra e cantare “Franceschina la calitrana”, hit del momento del nostro cant’attore, in attesa del treno del 2017, quello dello SponzFest, naturalmente!

Domenico Calderone