L’ABITO RUOTESE: UNA TRADIZIONE ANCORA VIVA

Tradizione, dal latino tradere: consegnare, trasmettere. Ma cos’è che si vuole trasmettere e quindi conservare? La memoria del passato.

Non dobbiamo mai dimenticare le nostre origini. Sapere da dove proveniamo, ci permette di capire dove vogliamo andare. Questo concetto, è ben impresso nella coscienza degli abitanti di Ruoti che, attraverso l’associazione “Recupero Tradizioni Ruotesi” e con l’aiuto dell’esperta Rita Errichetti, si propongono di preservare, attraverso la dimensione del ricordo, l’identità e la cultura del loro popolo; focalizzando la loro attenzione su uno degli elementi identificativi per eccellenza di qualsiasi paese: l’abito tradizionale o il cosiddetto “custum”.

I membri dell’associazione: Mario de Carlo, Luca de Carlo, Flavia Pizzuti, Maria ed Enza Troiano, sotto la direzione di Felice Faraone, stanno realizzando un vero e proprio studio sul costume facendone una vera e propria ricostruzione storica. Il loro lavoro verte a scoprire ed approfondire gli aspetti legati alla ritualità legata all’abito. Dalle interviste e censimenti effettuati, è emerso che l’80% delle famiglie ruotesi conservano all’interno delle loro case, un abito originale; elemento molto importante, perché rimarca l’attaccamento emotivo e culturale che essi riservano nei confronti del loro passato e della loro storia. Tutte le indagini effettuate: documenti, video, foto, sono conservate in degli archivi e presto, come spiegato dal signor Faraone, con la collaborazione dell’Università degli Studi della Basilicata e del professor Mirizzi, verrà fatta una pubblicazione.

I membri dell’associazione sono riusciti a portartare avanti questo progetto anche grazie ad un vasto patrimonio fotografico che va dalla metà dell’800 fino ai giorni nostri. Racconta Faraone “abbiamo immagini del 1900 che ritraggono la prima emigrazione di alcune donne ruotesi negli Stati Uniti vestite appunto con il loro l’abito tradizionale. Sono reperti strardinari.”

Oltre ad una serie di manifestazioni e convegni, l ‘associazione ha realizzato un cortometraggio illustrativo sui modi di vestire l’abito tradizionale, infatti nonostante il modello fosse sempre lo stesso, questo cambiava nei particolari e nei colori in base alle occasioni: c’era quello per il matrimonio, quello che si indossava nei campi, quello per “il giorno della festa” e quello funebre.

Ruoti, dopo la Sardegna, vanta di un primato nazionale. A differenza di altri paese, dove, questa tradizione è quasi o del tutto scomparsa, conta la presenza di ben undici donne ( Gabriele Carmela, Gabriele Giovanna, Gabriele Rosa, Scavone Angela, Summa Rosaria, Spadola Carmina, Scavone Rosa, Zuccarella Cateriana, Salinardi Annunziata e Conforti Rosaria ) che quotidianamente e con orgoglio indossano il cosidetto “custum” rendendo Ruoti dal punto di vista antropologico, un caso unico nel panoramo lucano ed italiano.

Donatella Filadelfia