NOI CI SIAMO

Noicisiamo: questo lo slogan coniato dagli imprenditori aderenti a Confindustria nell’Assise Generale 2018 di Verona tenutasi poco prima delle elezioni politiche del 4 marzo scorso.
E’ stata quella anche l’occasione per lanciare la stagione delle mission che punta su tre obbiettivi principali: lavoro, crescita e riduzione del debito.
Come Confindustria – ed è emerso con chiarezza nel corso dei lavori dell’Assise- vogliamo essere ponte tra gli interessi delle imprese e quelli del Paese.
Il nostro pensiero economico, in sostanza, esprime proprio un’idea di società aperta ed inclusiva che mette al centro il lavoro, soprattutto giovanile.
In questa logica dobbiamo fare sistema e chiamare tutti, partiti, sindacati , istituzioni, imprenditori ad assumere un atteggiamento di corresponsabilità per cercare di superare vincoli, divisioni ideologiche e una certa retriva cultura anti-industriale, oggi purtroppo molto diffusa.
Come dice Abete: “Dirigere un’azienda è un lavoro, essere responsabili è una vocazione”; in questo concetto è sintetizzato l’effettivo valore del ruolo dell’imprenditore come soggetto attivo, fautore della crescita e dello sviluppo economico, sociale e civile del nostro Paese.
L’impresa, dunque, non va vista come una entità rivolta esclusivamente alla realizzazione di un profitto, ma come è nella realtà, e cioè una protagonista del contesto economico, che produce e distribuisce ricchezza, promuove cultura, crea servizi e democrazia.
Mentre scrivo questo editoriale il Presidente della Repubblica – Mattarella- sta per iniziare le consultazioni con le forze politiche per l’individuazione del Presidente del Consiglio chiamato a formare il nuovo governo, in un clima di massima incertezza sulle decisioni che andrà a prendere.


E proprio le vicende di questi ultimi giorni mi fanno inevitabilmente tornare alla mente il risultato del Referendum Costituzionale del dicembre 2016.
La mattina del giorno successivo, al risveglio, deluso dall’esito referendario, ho detto a mia moglie:” gli italiani che hanno votato “no” sono paragonabili al tizio che per fare un dispetto alla moglie se lo tagliò.”
Se avesse prevalso il fronte del “si”, sostenuto anche dalla compagine imprenditoriale, che forse non è stata funzionale ai fini del risultato, oggi si sarebbero avuti circa 300 parlamentari in meno e un governo già costituito, capace di portare a termine il suo mandato per l’intera legislatura.
La guerra senza quartiere condotta contro Renzi, sia dall’interno del suo partito che dall’esterno, ha determinato, invece, una notevole confusione nel cittadino- elettore, che sull’onda della diffusa propaganda antirenzista, non è stato in grado di valutare con ragionevolezza la scelta referendaria ma soprattutto le conseguenze di un certo tipo di voto.
Qualunque sia il governo che si insedierà, l’importante è che ponga in cima alla lista delle priorità, una politica rivolta alla crescita stabile e virtuosa dell’economia reale, recuperando ampi spazi per la produttività, in modo da poter inserire il maggior numero di giovani nel mondo del lavoro.
Più investimenti, più produttività, più crescita, più occupazione, più domanda e, a cominciare dalle nostre fabbriche, un aumento dei salari strettamente legato agli incrementi di produttività; sperando di poter contare anche su un’adeguata ed equa politica fiscale.
Guardando al momento di profonda e continua innovazione, occorre poi impegnarsi per implementare un piano di formazione destinato ai lavoratori, sia del settore privato che pubblico, e programmare interventi specifici a favore dei giovani attraverso il potenziamento degli Itis e dei rapporti con le Università .
Per non parlare poi della assoluta necessità di colmare il divario tra Imprese private e Pubblica Amministrazione.
Oggi è importante che si riesca a formare quanto prima un governo stabile: in caso contrario un’altra consultazione elettorale, con questo tipo di legge elettorale, sarebbe una vera iattura per il sistema Paese.
E, in ogni caso bisogna ricordarsi che qualunque Governo, rosso, verde, bianco o stellare che sia, dovrà fare sempre i conti con il mondo imprenditoriale e le sue esigenze di crescita e sviluppo, per poter immaginare di costruire un’Italia migliore.