Tanto di Mario, tanto di..Coppola!

“In effetti è ‘solo’ un anno che vivo a Potenza, vero. Eppure mi sembra che sia passato molto più tempo: questa città, nel calore della gente per strada e nella festa dei tifosi allo stadio, ti rapisce, ti assorbe così tanto che non conta più da quando o quanto la conosci: da subito, il Viviani diventa la tua casa”.

Mario Coppola ha pienamente ragione: il Viviani e la gente di Potenza sanno come far sentire a casa lo ‘straniero’. Se a questo si aggiunge che questo ‘straniero’ porta il numero 23 sulle spalle con determinazione e applicazione uniche per i colori rossoblù, ecco che la proverbiale accoglienza potentina è subito trasformata in amore, sì, amore.

“È davvero incredibile come lo stadio ti sostenga. Non nego che sentire dalla tribuna o dai distinti un ‘Vai Coppolino’ – ammette il centrocampista del Potenza – mi dia una carica immensa, un’energia ulteriore. Il sostegno della gente per me – come per tutti gli altri compagni – è fondamentale. Il ‘fattore Viviani’ ti rende ancora di più attore protagonista della scena domenicale in campo”.

Coppolino, già. Dalla gradinata distinti, passando dalla tribuna, fino alla curva Ovest, senti continuamente urlare questo soprannome, segno di affetto smisurato per un ragazzo che, in appena un anno solare, dal suo arrivo nella sessione di calciomercato invernale 2018, ha saputo fare breccia nei cuori leonini del capoluogo. 

Eppure, in carriera, quel ‘coppolino’ è stato usato anche da chi, per una facile e a volte puerile ironia, ha ritenuto inopportunamente stigmatizzare in qualche modo l’atletismo del ragazzo di Aversa.

“Ognuno ha i propri talenti – sorride Mario – e i propri limiti; la bravura di ciascuno consiste nell’esaltare i primi e nascondere i secondi: io non ho mai badato alle critiche mosse sul mio fisico perché, grazie ad esso, riesco a essere reattivo, agile, dinamico nei ribaltamenti di fronte. E, se pure in certi momenti della partita il fisico non è dalla mia parte, allora c’è la ‘testa’, quella capacità di ‘vedere prima’, per anticipare lo sviluppo di un’azione avversaria o, al contrario, per innescare una tua personale azione d’attacco. La capacità mentale – spiega Coppola -, quella di stare sempre ‘in the game’ e giocare in orchestra con i compagni, sopperisce a tante altre ‘lacune’. Il basket, il mio sport preferito insieme al calcio, mi ha insegnato questo”.

Il 23 inciso sulla schiena tra gli sgraffi rossoblù è quello di Jordan, mito assoluto, esempio – per Mario in primis – di estro e talento, di carisma e leadership. Il 23 come un mantra.  È il numero, però – e certo non a caso – , di LeBron, di quell’ala ‘piccola’ che incanta in NBA e che, in SerieC, al Viviani di Potenza è cucito per una mezz’ala ‘grande’, com’è Mario. 

“Cercare un’analogia – si confessa Coppola – tra i ruoli del basket con il calcio, è difficile. Come LeBron – e solo nel nome del ruolo eh, ride divertito Mario -, anch’io ho prediletto coprire la porzione di campo indicata con il nome di ‘mezz’ala’, sul versante destro del centrocampo. Poi, in carriera, ho ricoperto un po’ tutti i ruoli, ma proprio tutti: mister Simonelli, ai tempi di Nocera, voleva che ciascun giocatore sapesse ricoprire più ruoli nel campo, perché si può sempre creare, nel corso della stagione, la necessità per cui, mancando un tuo compagno per infortunio, tu debba sostituirlo all’istante, affinché la squadra non risenta del ‘colpo’”.

La domenica mattina di molti ragazzi degli anni ‘90 suonava più o meno così: Italia 1, 10 del mattino..“NBA Action – I love this game”. Lo slogan spopolava in un’era pre hashtag tra tutti gli amanti del Basket che, appena finita la trasmissione, correvano a replicare le gesta dei vari Jordan & co. nel salone di casa: il portaombrelli messo ad angolo come canestro, il sottofondo dell’azione cestistica con le urla di tua madre “Non rompere nulla con quella palla indiavolata”. Queste, più o meno, erano le domeniche mattine di Mario che, pur continuando ad “amare questo gioco”, per fortuna lo ha fatto sempre giocando, sì, ma su un campo verde di calcio, qui, al Viviani di Potenza. 

Tanto di Mario, tanto di..Coppola!