Nomofobia: Piaga del XXI secolo. Tecnologia e nuove forme di dipendenza

Qual è l’utensile più antico del mondo? L’ascia: strumento per tagliare la legna ma anche un’arma micidiale. Qual è l’utensile del XXI secolo? Lo smartphone: strumento per telefonare ma anche una droga per chattare in maniera incontrollata. L’uso e l’abuso degli strumenti tecnologici è il tema della conferenza tenuta dall’avv. varese Gianfranco Amato presso la Chiesa di Santa Chiara di Matera. Dalla connessione con Dio in una location sacra qual è la Chiesa alla connessione con un mezzo tecnologico in una location profana qual è la rete. Il più grande scienziato del nostro secolo, Einstein, aveva previsto che il progresso della tecnica e gli strumenti tecnologici sarebbero diventati un’arma nelle mani di un criminale patologico. E come non può essere definita una patologia, la paura di non avere a disposizione un mezzo tecnologico che consenta di stare in rete? Le statistiche denunciano un quadro allarmante: il 75% degli utenti usa lo smartphone anche in bagno, sotto la doccia; l’80% degli utenti controlla lo smartphone entro un’ora da quando si è sveglato; il 62% guarda lo smartphone non appena apre gli occhi. La seduzione dipende dalla cultura digitale. Nel 2020 un’indagine conoscitiva mostra che abbiamo più smartphone che abitanti: ad una percentuale di 71,2% abitanti si contrappone la presenza di 128,6% smartphone. Si spendono in media 6 ore su Internet: il 73% lo fa per cercare notizie a caso, soltanto dal 41% in giù lo si fa per cercare cose interessanti. Ben 43 milioni di italiani utilizzano i social. Un abuso di questo mezzo pregiudica lo sviluppo dei ragazzi: non sono abituati a leggere un messaggio superiore a quello di whatsapp, si crea uno squilibrio tra le parti del cervello con il rischio di perdita di sonno e iperattivazione della mente. Whatsapp è ormai il nuovo veicolo di comunicazione del XXI secolo ma le condizioni di contratto ne vietano l’utilizzo sotto i 12 anni. Eppure un’indagine del 2018 mostra come l’85% degli adolescenti tra gli 11 e i 17 anni usa quotidianamente il telefonino. Un bambino che riceve lo smartphone sotto i 12 anni è seriamente compromesso: ha un cambio d’umore improvviso, smette di giocare, manifesta aggressività nei confronti dell’ambiente e dei genitori, una perdita dell’intuizione, una fatica incredibile nel concentrarsi a causa dell’emissione di luce azzurra da parte delle onde elettromagnetiche, un problema relazionale tra ragazzi di sesso opposto. E soprattutto perde la capacità di leggere il linguaggio non verbale e non ci può essere una relazione senza l’epifanìa dello sguardo. Ma perché i genitori non intervengono a livello educativo? Non riescono a dire no! Gli antichi Greci chiamavano gli schiavi, Aprosopoi, senza volto, e noi siamo degli schiavi perché il nostro tempo non vuole vedere il nostro volto e lo copre con una maschera. Siamo alla frutta. Per strada si assiste al fenomeno dello smombie: c’è chi cammina senza alzare lo sguardo per guardare il cellulare e inciampa vorticosamente. Gli sguardi non s’incrociano e il potere è arrivato a manipolare le persone come aveva previsto l’autore Huxley nel romanzo distopico “Il mondo nuovo” nel 1932. La sua profezia si è avverata: il potere non s’impone con la violenza perché la gente si ribella ma s’impone manipolando le menti senza che se ne accorgano e in un modo che piaccia loro. Questo avverrà attraverso un mezzo tecnologico. Si auspica che l’uomo si riscatti dalla rete della manipolazione e si ancori al concetto di vera libertà. La vera libertà non è solo fare ciò che ci pare e piace ma è la capacità critica di giudizio che si esercita in un luogo che si chiama coscienza. Gli adulti, per giudicare veramente, devono vivere nella realtà che è fatta di incontri con tanti io concreti e singolari e non in un ambiente virtuale nel quale si può sfiorare il mondo senza incontrare mai veramente nessuno.

Print Friendly, PDF & Email

Angela Menchise

Tags:

Comments are closed