Oggi fare il prete è ancora una vocazione o è diventato un mestiere come altri? Per Don Peppino Maraula, presbitero diocesano presso la Diocesi di Acerenza, originario di Genzano di Lucania, fu una vocazione nata fin da piccolo, riconfermata il 5 gennaio 2025, dopo ben 40 anni dalla sua ordinazione. L’odore della liturgia si respirava in casa del futuro presbitero, visto che la zia Grazia era sacrestana presso la Chiesa Maria SS Delle Grazie del comune di Genzano. Lo strumento di Dio per la sua chiamata fu la figura del prete. Quando tornava a casa, dopo il Concilio Vaticano II, la sua mente vedeva scorrere davanti a sé la sagoma di Don Peppino Lettini. Il desiderio di imitazione era molto forte in lui. Una tovaglia su una sedia, un bicchiere di vino, l’ostia portata in dono dalla zia…e la messa poteva essere celebrata dal prete in erba. Il rituale proseguiva con il nastro delle processioni che Giuseppe in prima fila e i suoi amici in coda facevano snodare nel vicolo di Via Francesco Nullo. In seconda Elementare, Giuseppe ricevette il sacramento della Prima Comunione. In quinta Elementare ricevette il sacramento della Cresima. Dopo di che si allontanò dalla Chiesa. Si riavvicinò all’istituzione religiosa dopo la terza media presso la Chiesa di Sant’Antonio del suo paese, il cui parroco era Don Michele Di Palma. Una domanda sorse spontanea verso il prete: “Don Michele, come si fa per entrare in seminario?”, “Prima di tutto occorre servire la messa a sant’Antonio” fu la risposta. “Nel mese di giugno, Don Michele m’invitò a recarmi presso il Seminario di Potenza per una settimana di prova – afferma Don Peppino Maraula. Io e il mio amico Marco Anobile fummo accompagnati a destinazione dal noleggiatore. Una volta entrati, ci aprì il portinaio e ci accolse il rettore. Ci condusse al piano di sopra ove si aprivano ampi corridoi, varie aule, un teatro. Sovrana si ergeva l’immagine della Madonna di Lourdes. Ci assegnarono le camerate e i letti. Bisognava avere con sè il corredo. I miei genitori erano orgogliosi e contenti. La mia famiglia aveva ricevuto una grazia!”. Fu una bella esperienza. Dal primo ottobre entrai in seminario, ma da solo. Marco rinunciò. Qualche giorno prima del primo Ottobre, mio padre chiamò il noleggiatore. Mia madre preparò da mangiare. E l’ansia di dovermi distaccare dalla mia famiglia cominciò a sopraffarmi. Giunta l’ora designata caricammo una valigia e tutto l’armamentario sul portabagagli. Sembrava che dovessimo partire per l’America, ma dovevamo andare semplicemente a Potenza.
La famiglia era con me: mio padre, mia madre e mio fratello più grande, Rocco. Mio fratello Lorenzo e mia sorella Rosanna rimasero a casa. Giunti in Seminario, scaricammo tutto l’occorrente. Mio padre si caricò il materasso sulle spalle. Il rettore disse ad un ragazzo di accompagnarmi nella camerata dell’Immacolata. Ogni camerata contava 30 ragazzi con un arredo severo: armadi e letti con i bastoni. Mia madre sistemò il mio corredo su cui mia sorella aveva ricamato le iniziali “M G”. Scendemmo al piano di sotto. Avevo 14 anni. Seguì il momento del saluto con l’abbraccio. La vita in Seminario era dettata da regole rigorose: I seminaristi potevano camminare verso i pioppi della stazione. Non potevano andare in Via Pretoria. Non dovevano guardare le ragazze. Si rientrava alle ore 15:00. Ci attendevano lo studio, la merenda, lo studio e la messa. La sera potevamo guardare qualche film a carattere religioso, tipo “Marcellino pane e vino” e alle 21:00 si andava a letto. Regnava un silenzio di tomba. Ho frequentato il Liceo nel Seminario ricevendo l’istruzione dai sacerdoti professori. Ho proseguito gli studi presso la Facoltà teologica dell’Italia meridionale a Napoli”. Nella mattina del 5 gennaio 2025, durante la concelebrazione presso la Chiesa di S. Maria della Platea di Genzano, i ricordi sembrano rivivere alla presenza dell’arcivescovo di Acerenza, Mons. Francesco Sirufo, suo compagno di studi e il destino ha voluto che fosse un amico a benedire i 40 anni di sacerdozio di Don Peppino Maraula. A fianco a Don Peppino erano presenti anche Don Pasquale Orlando, presbitero presso la Parrocchia Santa Maria della Platea e Maria SS Delle Grazie di Genzano di Lucania, Don Gaetano Corbo e Don Pierpaolo Cilla, presbiteri diocesani presso la diocesi di Acerenza. Non potevano mancare i familiari, il sindaco, le suore e alcuni rappresentanti della comunità genzanese.
Angela Menchise