Abolizione ordini professionali

Gli ordini professionali sono organizzazioni di categorie di professionisti che costituiscono un limitamento rispetto alla libertà professionale e al libero accesso alla professione, limitamento che si riverbera poi sul cittadino in costi e qualità dei servizi. Oltre a ciò, non si può sottacere che tali ordini detengono un buon numero di privilegi ingiusti, quali ad es: il monopolio d’iscrizione, l’obbligatorietà d’iscrizione per chiunque voglia svolgere una professione, in alcuni casi il numero chiuso (ad es. notai). Il monopolio crea problemi soprattutto ai consumatori-cittadini: essendo obbligati a scegliere un professionista iscritto all’albo, sono costretti a sottostare alle regole dell’ordine. Ad esempio le tariffe minime di tutti gli iscritti, il divieto di concorrenza tra gli iscritti (che impedisce di capire quali siano i professionisti migliori) e tanto altro. L’altra questione, quella dell’obbligatorietà d’iscrizione, comporta diversi problemi soprattutto agli aspiranti professionisti: essendo per un professionista obbligatorio iscriversi all’albo per lavorare, i dirigenti dell’ordine professionale possono esercitare un illegittimo strapotere sui giovani e sugli aspiranti professionisti, che sono costretti cosi a compiere alcune azioni per altri mestieri inconcepibili: prima devono sostenere un esame di Stato che può risultare in alcuni casi pilotato dall’alto per favorire parenti, amici e clienti stretti, poi devono pagare delle quote d’iscrizione abbastanza alte, ed inoltre devono lavorare quasi gratis (praticantato) per uno studio professionale prima d’essere assunti. Al contrario non esistono motivi validi per cui gli Ordini professionali non possano essere aboliti. Ad esempio, un medico neo laureato potrebbe, per esercitare la professione, iscriversi in Comune e all’ASL competente. Queste due istituzioni potrebbero dargli tutto ciò che l’Ordine Professionale offre loro, cioè niente. Però verrebbero disfatti dei centri di potere che nutrono in maniera vergognosa le ambizioni personali di tanti personaggi dediti solo ad attività burocratiche di cui la maggioranza dei professionisti, in questo caso medici, non ha assolutamente bisogno. Da quanto detto sopra è urgentissimamente necessario liberare un mercato del lavoro che oggi non è pienamente libero: il mercato dei luoghi in cui il cittadino consumatore cerca professionalità per vivere meglio potendo scegliere il miglior rapporto qualità/prezzo, e non per far guadagnare delle corporazioni. Gli ordini professionali infatti potrebbero essere sostituiti con maggior efficacia da libere associazioni private che, in concorrenza tra di loro, possano garantire in merito alla liceità e alla correttezza dei comportamenti dei propri iscritti. Queste associazioni di categoria, libere e non istituzionalizzate, permetterebbero l’esistenza contemporanea di una più eterogenea possibilità di tutela. Le diverse associazioni quindi favorirebbero lo sviluppo del proprio settore o del proprio modello teorico e di intervento rispetto agli altri, in un sistema di libertà di scelta mutualmente regolato. Questo aumenterebbe la concorrenza basata sulle concrete prove di efficacia e sulla qualità del servizio offerto, a vantaggio di tutti. Il mercato determinerebbe ciò che è realmente efficace da ciò che invece non risponde a criteri di concreta qualità dell’offerta. Da sempre un monopolio risulta inefficiente rispetto a un mercato concorrenziale (ma molto più profittevole per il monopolista).
La reputazione richiede tempo e investimenti per essere creata e nessuna associazione se la giocherebbe magari per tutelare gli interessi di un singolo proprio iscritto: comportamenti di questo tipo provocherebbero la perdita della fiducia dei clienti e il progressivo e rapido abbandono da parte dei professionisti iscritti che si trasferirebbero ad altre associazioni della medesima categoria professionale. La cosa non può praticamente avvenire se l’albo è unico!
Fermo restando che, in presenza dei necessari prerequisiti certificati, chiunque deve essere libero di esercitare la propria professione anche senza essere iscritto ad un associazione: l’iscrizione costituirebbe solo un’importante tutela aggiuntiva nei confronti dei clienti.