I mille volti del cyberbullismo

Intimamente collegato al cyberstalking, di cui vi ho parlato, è il cyberbullismo il quale consiste in un atto aggressivo, voluto, condotto da un individuo o un gruppo di individui usando varie forme di contatto elettronico, contro una vittima che non può facilmente difendersi.
Esso è molto diffuso nelle scuole e in Rete.
Il “cyberbullo” può essere un estraneo, o una persona conosciuta dalla vittima, agire singolarmente, o essere supportato da altri, rivelare la propria identità, o muoversi tra le nuove tecnologie rimanendo anonimo, “protetto” da un avatar e/o un nickname.
Lo stesso invia messaggi scortesi, offensivi, insultanti, ripetutamente nel tempo, attraverso e-mail, sms, mms, telefonate sgradite o talvolta mute.
In tale stillicidio, la vittima subisce passivamente le molestie o al massimo tenta di convincere il persecutore a porre fine alle aggressioni.
Ad aggravare tale situazione contribuiscono le nuove tecnologie atteso che il bullo, oltre a minacciare la vittima di aggressioni fisiche, può diffondere in Rete materiale riservato in suo possesso (fotografie sessualmente esplicite, videoclip intimi). Può addirittura violare l’account di qualcuno e può spacciarsi per questa persona ed inviare messaggi con l’obiettivo di darne una cattiva immagine, crearle problemi o metterla in pericolo, danneggiarne la reputazione o le amicizie.
Ulteriori comportamenti consistono nel “salvare” le confidenze spontanee di un coetaneo, o immagini riservate e intime, per poi pubblicarle su un blog o diffonderle attraverso e-mail.
Si arriva anche a decidere di escludere intenzionalmente un coetaneo da un gruppo online, da una chat, da un game interattivo e da altri ambienti protetti da password al fine di produrre, attraverso una riduzione di collegamenti amicali, l’isolamento della vittima.
A destare preoccupazione, soprattutto nelle scuole, vi sono i frequenti episodi di cyberhashing o happy slapping per cui un ragazzo o un gruppo di ragazzi picchiano o danno degli schiaffi ad un coetaneo, mentre altri riprendono l’aggressione con il videofonino. Le immagini vengono poi pubblicate in Internet, di solito su youtube, e visualizzate da utenti ai quali la Rete offre occasione di condivisione online.