Raffaele Ioime, il ‘matto’ di cui il Potenza aveva bisogno

“Quando ho compreso che il destino mi spingeva verso Potenza, non ho esitato un attimo: avrei indossato i colori rossoblù”

Difende la sua porta con forza ed eleganza, coraggio e spregiudicatezza perché, “quando sposo una causa, quando mi vesto di colori gloriosi e belli come quelli del Potenza, io mi danno e batto fino all’ultimo respiro: quella maglia ha il volto della gente, quei colori rappresentano la passione dei tifosi. E devo difenderli, sempre”. 

Raffaele Ioime, l’estremo difensore del Potenza Calcio, risponde così alla domanda riguardo alla ‘temperatura’ del suo coinvolgimento con la piazza potentina, dal suo arrivo sino ad oggi: “Eppure inizialmente -mi rivolgo a Raffaele – prima di arrivare a Potenza, i suoi sentimenti erano diversi e soprattutto contrastanti rispetto a oggi: cosa pensava di poter trovare a Potenza e cosa, magari, non aspettandoselo, ha poi trovato?

“I miei trascorsi in squadre sportivamente antagoniste al Potenza non mi avevano regalato grande fama qui, diciamo così – ride di gusto – ed è stata forse proprio questa consapevolezza che, paradossalmente, mi ha dato la forza per dire di si al Potenza.  Altri al mio posto, per questo stesso motivo, avrebbero declinato l’offerta, e avrebbero fatto la scelta più ragionevole..ma un portiere, per sua natura, ragionevole non può esserlo, no? – sorride ammiccando”.

“Quindi, mi pare di capire, le sue aspettative non sono state tradite: come ha fatto dunque a convertire le iniziali remore della tifoseria in un appassionato e tenace sostegno che oramai tutto il VIviani le assicura quando la Domenica scende in campo?”.

“È sempre il lavoro, fatto con devozione e serietà durante gli allenamenti, a garantirti la fiducia e il supporto dei tifosi poi in campo. Ho imparato, nella vita, a essere una persona schietta e a far parlare più i fatti che non le parole: così è anche nel calcio. Tutte le chiacchiere le porta via il vento quando, nel rettangolo verde,  a parlare sono i tuoi atteggiamenti prima che le tue parate, quando lo stadio comprende che tu, Raffaele Ioime, sei pronto a tutto pur di infrangere ogni attacco avversario”.

“Da inizio stagione – interrompo Ioime per un attimo – credo che la gente del Viviani, soprattutto la Ovest, abbia compreso e ripagato con grande affetto questo suo spendersi senza filtri per il Potenza”.

“Forse mi ripeterò, ma questo è un motivo ancora più grande per essere sempre di più ‘sul pezzo’: l’amore della gente, dopo averlo conquistato, va custodito e alimentato con ancora più forza. Parlando della Ovest poi, le sembra un caso che io non abbia mai subito un goal fino ad oggi sotto la nostra curva? Per me un caso non lo è, quando gioco lì non sento mai di essere solo, ho il dodicesimo che mi guarda le spalle. Magari ci fosse un’altra curva Ovest dall’altro versante del campo – ride fragorosamente -, vorrebbe dire  clean sheet ogni partita!”

Mentre parlo con Ioime, intravedo sempre di più un fuoco, un ardore ed energia pura, tutte qualità che, nella letteratura calcistica, sono sempre state proprie del ‘n°1’, del portiere che, nell’affrontare la solitudine tra i pali, non può che essere che “un matto. Sì, proprio un matto – continua Ioime. La responsabilità estrema a cui è chiamato ogni portiere è tanto chiara quanto enorme: se fai il tuo e anche qualcosa di più, è considerata ‘normale amministrazione’; se però sbagli un intervento – e quando lo fai è quasi sempre decisivo – allora sei messo ‘al rogo’ da tutti. Per resistere a tutta questa pressione ci vuole un certo equilibrio sì, ma sopra la follia. E il numero che ho sempre scelto, il 22, sempre me lo ricorda, nella morra napoletana è ‘il matto’!”.

“Come si traduce allora in campo – irrompo come un attaccante in volata solitaria verso la porta – questa follia? Quale è il ‘pensiero felice’ che fa volare Ioime tra i pali così bene?”

“I legni della porta sono la mia casa, anzi, ne sono i pilastri: lì, ad ogni palo, avverto la presenza dei miei nonni che, come angeli custodi, mi sorreggono emotivamente e costantemente non solo durante i 90 minuti, ma in tutta la mia esistenza. Con la loro saggezza e protezione ai fianchi, posso quindi facilmente permettermi un po’ di ‘sana folllia’!”.

Il destino ha parlato, la cabala lo conferma: Raffaele Ioime è il ‘matto’ di cui Potenza aveva bisogno.