Antonio Pace, il poeta della gente

Antonio Pace, aviglianese d’hoc, classe 1969, sposato da quasi 18 anni e padre di due figli. La sua principale caratteristica? Incondizionato e fervido amore per la famiglia e per la sua terra, raccontate in numerosi scritti raccolti in ben cinque libri: “descrizioni nostalgiche di gente di paese” in “Nient’altro che…”, “Sentimenti autentici e modesti, caldi ricordi familiari, tanta spiritualità e devozione” caratterizzano la seconda raccolta “Lu Mistier Mio: Lu Spazzin”, “ricordi nostalgici di antiche tradizioni, usi e costumi del passato, pieni di valori e princ1557683_800560056718973_4350444563998960808_nipi” vengono raccontati con tenerezza nelle pagine de “L’abbraccio” per poi fissare, con “La penna del mio cuore”, le esperienze, le passioni, le curiosità e, più in generale, tutto il suo mondo, come gli affetti familiari, che spiccano, tra tutti, nell’ultima opera “Senza te è silenzio”. Semplicità, spontaneità e ironia sono le parole chiave dei suoi scritti, accentuate dalla vena colorita e sarcastica del vernacolo aviglianese.

Come nasce la tua passione per la poesia?
È nata per caso. Mi trovavo spesso a sedermi su una panchina vicino un negozio di alimentari del mio paese con il noto poeta Giuseppe Viggiano, conosciuto da tutti come “zi Pippino r’ popp” e ascoltavo con interesse i suoi versi, fin quando, un giorno, tornato a casa, scrissi una poesia-indovinello, intitolata “la cravatta”; decisi di fargliela 1235306_453511778090471_1376165590_nascoltare e lui si congratulò. Avevo 15 anni e da quel giorno è partita questa mia passione. Man mano che passavano gli anni provavo forti emozioni nello scrivere e notavo che amavo comporre su tutto ciò che accadeva realmente: spesso i fatti di cronaca nazionale colpivano le corde del mio cuore e ne facevo poesia per cercare di mitigare il dolore dei familiari.

Un esempio?
Scrissi, nel dicembre 1996, una poesia intitolata “Una vita senza più valori” , dedicata a Maria Letiza Berdini, vittima di un sasso lanciato da un cavalcavia di Tortona. La poesia colpì profondamente il marito che non volle mancare ad Avigliano alla presentazione del mio primo libro, venendo da Brescia. Questo gesto mi fece capire ancor di più il significato vero del poetare, così ho continuato a scrivere, frequentemente, soprattutto per il mio animo, ma, perché no, anche per dare una parola di conforto a chi la vita non gli sorrideva.

L’intervista completa nel numero di gennaio – febbraio del Lucano Magazine, in edicola!!