Lucania in versi. Gli anni della contestazione: Giuseppe Settembrino

Anche in Basilicata, seppur con qualche anno di ritardo, si diffonde, tra studenti e sindacati, la contestazione del ’68. lucania in versiIn ambito letterario assistiamo in quegli anni ad una grande rivalutazione politico-ideologica, una mitizzazione quasi, di Rocco Scotellaro, il poeta-combattente che si scaglia contro lo sfruttamento della classe contadina.
In tale clima politico e culturale torna a diffondersi, in Basilicata, la poesia. Una poesia che rispetto agli anni precedenti diventa sempre più impegnata e palesemente ‘schierata’ . La parola poetica viene usata come arma di contestazione.
Che il clima sia cambiato lo dimostra ad esempio la raccolta Combattere dentro (Roma 1972) del poeta Giuseppe Settembrino (nato nel 1949 a Canna, in provincia di Cosenza, ma residente a Policoro).
La parola <<combattere>> nel titolo, la dedica (Al compagno Mario Arbia\come ad uno che lotta) come la stessa immagine di copertina (una famiglia di contadini terrorizzati dalla malaria) ci introducono in un nuovo modo di fare poesia. La poesia diventa lotta contro lo sfruttamento, denuncia e sfogo (la punteggiatura è completamente eliminata): <<un figlio deve lottare\senza retorica\coi frantumi di parole rimaste>> dice infatti Settembrino.
La classe contadina viene vista senza mezzi termini come classe degli sfruttati:

E tu lavori lavori
per poi ritrovarti sotterra.

Anche il figlio del contadino che emigra all’estero diventerà uno dei tanti sfruttati del sistema capitalistico:

Il figlio quando ulula la sirena
Sarà uno dei tanti malati dell’industria
Che gli mangia il pane che si compra

Alla classe contadina Settembrino rivolge allora, con l’invito a non desistere, una <<parola nuova>>:

Una parola nuova – lotta – contadino
Che parli la fatica dell’esistere
Le pietre che c’incurvano la schiena
Costruire un mondo nostro

Accanto alla denuncia quindi non manca in questa raccolta la speranza, la fiducia in un domani migliore, per queste terre martoriate dalla malaria e dallo sfruttamento e dissanguate dall’emigrazione.
Negli anni successivi Giuseppe Settembrino, seguendo la sua vocazione umanitaristica, abbandonerà quasi completamente la poesia per dedicarsi all’ecologia ed a problemi socio-sanitari.