“Non chiamarmi bastardo, io sono John Fante”: presentazione del libro di Eduardo Margaretto in Basilicata

Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare dello scrittore John Fante, della sua lotta per emergere nel caos della scrittura di Los Angeles, delle sue origini italiane, abruzzesi per esser più precisi, della figura paterna, del suo alter ego Arturo Bandini, dei suoi insuccessi iniziali…
Eduardo Margaretto, scrittore, traduttore, sceneggiatore di origine italiana e, soprattutto, “appassionato e profondo conoscitore di Fante” scrive e costruisce un’opera precisa che appare, sin dalle prime pagine, un capolavoro sulla figura dello scrittore italoamericano John Fante. Tassello dopo tassello, la vita e la scrittura di John Fante vengono presentate in un continuo incastro letterario di realtà, finzione e ricordo.

Eduardo, partiamo dal titolo del libro. La trasposizione in italiano è diversa. In cosa consiste questa differenza di traduzione?
Il titolo spagnolo è “John Fante, Vidas y obra. Como un soneto sin estrambote”. Sapevo già che il titolo spagnolo doveva essere modificato, soprattutto perché era assolutamente pensato per ‘richiamare’ un po’ l’attenzione in Spagna, dove i lettori fantiani sono ancora pochi e sono soprattutto scrittori, giornalisti. Ho giocato a fare anche un po’ l’intellettuale ma in ogni caso a me piace. Mi piace quel “Vite e opera” in spagnolo, che si riferisce a ‘un’unica’ opera scritta da John Fante (la sua vita) ed alle molte vite che ha vissuto, immaginato, scritto. ‘Come un sonetto senza lo strambotto’, sì, è un po’ ‘pesante’ come continuazione del titolo ma è una citazione modificata di Fante in “Chiedi alla polvere”. Il titolo italiano è stato un suggerimento di Luigi Franco, editor di Rubbettino, che ha tradotto il libro. Io sono stato subito d’accordo.
Chi era John Fante? Ci parli del suo legame con l’Italia?
John Fante è uno scrittore figlio di emigrati italiani ed è nato negli Stati Uniti: è il ‘classico’ italoamericano pieno di contraddizioni sulle sue origini e sulla sua voglia di essere americano e compiere il sogno americano. Lui scelse la scrittura per sfuggire alla miseria. A me piace dire che il suo legame con l’Italia è molto simile al mio (mio padre è genovese, mia madre è siciliana e mia è nonna napoletana). Tutto quello che ti hanno raccontato da bambino sull’Italia sulla famiglia che non hai mai conosciuto diventa il tuo ‘background’, il ‘posto’ a cui appartieni perché, in fondo, non ne hai avuto uno, non sei stato mai “a casa”, l’Italia, il posto dove son nati i tuoi, le storie che ti hanno raccontato, il cibo che cucinavano la nonna e la mamma…
Questo diventa ‘il tuo passato’, anche se immaginato, desiderato….
La tua ricerca per la scrittura di questo libro è durata diversi anni. Cosa ti porti da quest’avventura?
In primo luogo l’italianità. Come ho detto sopra, nei suoi libri ho trovato tutto quello che ho vissuto da bambino e adolescente e adulto a casa mia. Ma poi ci sono tante cose: la sua scrittura, quel desiderio di voler essere scrittore e nient’altro, il modo in cui descrive e affronta la sua Los Angeles, molto simile a come io ho sempre ‘vissuto’ la mia Barcellona dove sono cresciuto. E poi, due cose: la soddisfazione di sapere che c’è gente che ha conosciuto Fante, i suoi libri, ma anche gli abruzzesi, l’emigrazione italiana grazie al mio lavoro e, d’altra parte, come dico sempre, c’è stato un momento in cui credevo di non voler finire di scrivere questo libro. Era quasi un modo di vivere con Fante! Mi alzavo presto la mattina (e andavo a dormire presto) e dicevo: «Buongiorno vecchio Johnnie, ci rimettiamo al lavoro insieme». Era bellissimo!
Cosa pensi che abbia dato in più Fante alla letteratura?
Anzitutto l’onestà. Lui era uno scrittore dal momento in cui si alzava la mattina fino al momento in cui andava a dormire. Mai tradì la sua scrittura, le parole. Non si devono tradire le parole! E io ci credo ancora alle parole!
Presenterai il tuo libro in Basilicata venerdì 28 luglio a Venosa in Piazza Umberto I, Chiesa San Filippo Neri alle 19:30 e sabato 29 luglio ad Oppido Lucano in Piazza San Giuseppe alle 19:00. Speriamo che la permanenza lucana ti piaccia.
È proprio un onore presentare il mio libro in Lucania ed anche in Abruzzo. Sono posti fantiani, il sud d’Italia è il mio passato, le storie dell’emigrazione…
Spero di non emozionarmi troppo ma son sicuro che sarà bellissimo!